Nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 24 Agosto 2022, Men è il terzo lungometraggio diretto dal londinese classe 1970 Alex Garland, sceneggiatore di The beach e 28 giorni dopo di Danny Boyle.
La Harper che, in seguito ad una tragedia personale, spera di trovare un luogo dove curare il proprio dolore ritirandosi in solitudine nella campagna inglese. È infatti completamente sola che, mentre i dialoghi vengono ridotti all’osso, la vediamo vagare in mezzo alla natura; fino al momento in cui si rende conto di essere seguita da un individuo completamente nudo.
Una circostanza che potrebbe in un primo momento spingere lo spettatore a sorridere, ma che, invece, si rivela immediatamente l’inquietante minaccia destinata a materializzarsi in maniera progressiva per trascinare la donna in un incubo abitato dai suoi ricordi e dalle proprie paure più oscure.
Un incubo che Garland confeziona privilegiando una lenta evoluzione narrativa immersa in una sinistra atmosfera rievocante, in un certo senso, quelle di determinate pellicole dell’orrore britanniche sfornate tra gli anni Sessanta e Settanta. Un incubo in fotogrammi, dunque, il cui generale clima di follia viene accentuato oltretutto dal fatto che, oltre a prestare il volto a Geoffrey, proprietario dell’abitazione in cui alloggia la protagonista, il televisivo Rory Kinnear incarna un po’ tutti gli uomini che lei incontra; da un poliziotto ad un pastore della chiesa.
Ma, se da un lato, complici sia fugaci e impressionanti immagini splatter sia l’approdo ad inaspettate a atipiche sequenze di parto che non avrebbero affatto sfigurato in un body horror di David Cronenberg, ci troviamo dinanzi ad un’operazione visivamente accattivante per quanto riguarda l’”intrattenimento pauroso”, dall’altro Men, di sicuro tutt’altro che adatto a qualsiasi palato cinefilo, non fatica nel lasciar emergere la sua eccessiva pretenziosità di fondo. Tanta è la sua non facile comprensione.
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