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“Nido di vipere”: i cinici, gli infami e i violenti

Nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 15 Settembre 2022, Nido di vipere è una produzione proveniente dalla Corea del sud che segna il debutto dietro la macchina da presa per Kim Yong-hoon.
Una produzione che, tratta da un romanzo di Keisuke Sone, sembra comunque guardare in parte alla celluloide noir di Hong Kong, in parte (e soprattutto) a quella made in USA a base di malviventi e soldi più o meno sporchi.
Del resto, se da un lato lo stesso regista non nasconde di aver subito una certa influenza da lavori coeniani quali Fargo e Non è un paese per vecchi nell’inscenare una vicenda ruotante attorno ad un bottino che fa gola a molti, dall’altro è impossibile non pensare al Pulp fiction di Quentin Tarantino nell’assistere ad un’operazione divisa in capitoli (sei, per la precisione); tanto più che nel film dell’ex enfant terrible di Hollywood l’escalation di ammazzamenti era scaturita da una valigetta dal misterioso ma sicuramente prezioso contenuto.
Procedendo in ordine, dunque, abbiamo un umile inserviente che, costretto a prendersi cura della madre tutt’altro che in perfetta salute, scova nell’armadietto della sauna presso cui lavora una grande borsa piena di denaro; senza immaginare che essa sia legata ad un intreccio di storie di spietati individui.
È infatti da qui che Kim Yong-hoon comincia a delineare una girandola di ciniche figure riassumibili in un feroce strozzino, una giovane escort che vive insieme ad un marito piuttosto manesco, un’astuta truffatrice e un immigrato illegale.
Ciniche figure che, man mano che viene ribadito che non bisogna fidarsi neppure dei propri genitori quando si diventa ricchi, nel tentativo di impossessarsi del malloppo finiscono per darsi la caccia in un disperato gioco privo di esclusione di colpi.
Consentendo a Nido di vipere di evolversi lentamente in un cupo susseguirsi di tradimenti, uccisioni e destini beffardi nell’arrivare a toccare addirittura picchi horror per quanto riguarda la violenza rappresentata.
Con un ritmo narrativo che si fa sempre più serrato nel corso della seconda parte e più di un inaspettato risvolto… al servizio di un’opera lontana dall’originalità, ma comunque dignitosa e sufficientemente coinvolgente nell’inscenare l’avidità che, come di consueto, si rivela uno dei principali motivi di discordia tra esseri umani.

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