Parallelamente al processo di disintermediazione e al ruolo che questi hanno avuto nel tempo, stiamo oggi assistendo alla nascita di nuovi intermediari, per quanto riguarda i media e la comunicazione digitale.
Il bisogno di avere dei punti di riferimento appare sempre più chiaro: reti come il world wide web sono dette reti a invarianza di scala, perché il numero dei nodi centrali e fortemente connessi rimane costante e relativamente piccolo rispetto al numero di nodi complessivo. Semplificando molto questo concetto, significa che nonostante la rapida diffusione di internet, nonostante la facilità potenziale con cui ogni nuovo utente può diventare presumer, ossia fornitore di contenuti e nonostante le caratteristiche tecniche ne garantiscano la fattibilità, i nodi realmente importanti, quelli che vengono effettivamente visitati da milioni di persone rimangono di fatto molto pochi. Parliamo quindi di quel genere di realtà che rappresentano i crocevia dei flussi comunicativi in rete. Questi nodi assumono valore strategico perché si pongono come nuove interfacce, o meglio appunto con nuovi e più sofisticati intermediari di informazione e conoscenza, essendo in grado di registrare, elaborare e restituire dati e contenuti relativi a un altissimo numero di utenti.
Case study: i motori di ricerca per quanto riguarda Google
Un caso esemplare è quello fornito dai motori di ricerca come Google. Nonostante la sua natura ipertestuale consenta a livello potenziale infiniti percorsi di lettura, le rotte di navigazione sul web sono di fatto fortemente condizionate dai risultati forniti dai motori di ricerca. A loro volta, gli spider dei motori riescono a indicizzare solo una piccola parte delle pagine presenti sul web. Le pagine escluse diventano tanto più nascoste e inaccessibili quanto più si rafforza, nell’esperienza soggettiva degli utenti, la funzione dei motori come esclusive porte di accesso all’informazione. I motori di ricerca si pongono quindi come vere e proprie industrie di metadati, che sono capaci di raccogliere, incrociare e mettere a profitto abitudini di navigazione, interessi di ricerca, messaggi email, foto e quant’altro prodotto da miliardi di utenti. Più in generale, questi nuovi intermediari si stanno concentrando in pochi grandi attori che si propongono come ecosistemi informativi in grado di integrare e offrire al proprio interno servizi di tipo diversificato.
I servizi possono essere: funzioni di ricerca semplice e/o avanzata, la messaggistica privata, spazi e gruppi di discussione, strumenti di collaborazione, collegamenti a reti di amici e follower, vendita di prodotti, inserzioni pubblicitarie, notizie giornalistiche, spazi di archiviazione, servizi geolocalizzati e molto altro ancora.
La nascita delle piattaforme digitali per come le conosciamo noi oggi
Così a partire dal secondo decennio di questo millennio si è iniziato a indicare questi pochi, grandi intermediari con il termine sempre più utilizzato di piattaforme. Sono queste cosiddette piattaforme i nuovi custodi di internet. Qualcuno potrebbe ricordare come anni fa in Italia aveva preso piede un servizio di blog alternativo a blogger di nome Splinder. Sviluppata dalla società Tipic Inc, prima di entrare nel Gruppo Dada, questa piattaforma di blog durò circa 11 anni, tra il 2001 e il 2012, data di chiusura. Per l’epoca fu una intuizione innovativa e performante, visto che offriva al contempo funzionalità di blog, multimedia, messaggistica istantanea, motore di ricerca per un servizio che di fatto stava a metà del guado tra il blogging puro e il social network, che all’epoca era ancora esclusiva di piattaforme come MySpace. Il punto di forza di Splinder era dato dalla sua community, grazie alla chat, agli script che mostravano gli utenti registrati, il numero di visite e di una webmail. Tutto questo era naturalmente gratuito ed ebbe buoni risultati visto che sulla piattaforma si trovava di tutto, da racconti a diari, da ricette di cucina a esperienze di tipo lavorativo all’estero, inclusi viaggi e molto altro ancora. Tutto questo avveniva molto prima di Facebook e ancora prima di Twitch.tv e del cambio di rotta odierno di YouTube, realtà che ora sono sempre più orientata verso il settore del gioco online, dal gambling digitale e da attrattive come la roulette online passando per il gaming, fino ad arrivare agli eSport sempre più in voga secondo il trend odierno per quanto riguarda le piattaforme maggiormente utilizzate in questi ultimi 2-3 anni.
Gli aspetti fondamentali di una piattaforma sono i seguenti:
- Le piattaforme sono alimentate da dati, raccolti in grandi quantità attraverso procedure automatizzate e che riguardano sia i contenuti prodotto dagli utenti, sia gli utenti stessi, sia le interazioni tra di essi.
- I dati costituiscono l’input per gli algoritmi che analizzano centinaia di variabili.
- Le piattaforme sono generalmente strutture proprietarie private.
- Il profitto segue un modello di business che valorizza risorse come l’attenzione, i dati e la valutazione degli utenti iscritti e registrati su di esse.