Se al termine di Top gun, nel 1986, avevamo lasciato il giovane Pete Mitchell detto Maverick, aviatore della Marina interpretato da Tom Cruise, con la promessa che sarebbe diventato istruttore, apprendiamo che portò avanti quell’attività soltanto per due mesi nel tardo sequel Top gun – Maverick, in arrivo nelle sale cinematografiche italiane il 26 Maggio 2022.
Ma cosa fa Maverick in questo secondo capitolo? Rientrante tra i migliori nel suo campo, dopo oltre trent’anni di servizio evita la promozione che non gli permetterebbe più di volare e non esita a spingersi ancora una volta oltre i limiti, collaudando coraggiosamente nuovi aerei. Fino al momento in cui, chiamato ad addestrare una squadra speciale di allievi dell’accademia Top gun per una missione segreta, incontra il Tenente Bradley Bradshaw alias Miles Teller, soprannominato Rooster e figlio del suo vecchio compagno di volo Nick “Goose” Bradshaw, tragicamente deceduto nel primo film.
Il Rooster che, proprio imitando il padre, vediamo inoltre impegnato ad eseguire al piano la scatenata Great balls of fire di Jerry Lee Lewis nel corso delle oltre due ore e dieci di visione che, tanto per rincarare la dose di effetto nostalgia, tirano in ballo anche Val Kilmer per una breve apparizione nei panni del Tom Kazinsky rimasto nella memoria degli spettatori come Iceman.
Perché vuole chiaramente apparire in qualità di operazione mirata alla tanto gettonata stimolazione delle corde del rimpianto nei confronti degli anni Ottanta l’insieme messo in piedi da Joseph Kosinski, non nuovo a continuazioni di vecchi cult se consideriamo che è suo anche il Tron: Legacy del 2010.
Sorge allora spontaneo chiedersi per quale motivo, tra flashback e perfino il ritorno del mitico F-14 Tomcat sullo schermo, all’interno della colonna sonora non sia stata recuperata la storica Take my breath away dei Berlin, allora premiata addirittura con l’Oscar e il Golden Globe e qui sostituita dalla decisamente meno memorabile Hold my hand di Lady Gaga.
Del resto, a quasi quattro decenni di distanza è proprio quel romanticamente coinvolgente lento a richiamare nella testa dei fan le immagini di Top gun, rientrante comunque, parliamoci chiaro, tra i meno esaltanti titoli appartenenti all’era reaganiana.
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