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Doctor Strange nel multiverso della follia: l’altra dimensione del… cinecomic

Doctor Strange nel multiverso della follia riporta nelle sale cinematografiche italiane il 4 Maggio 2022 il neurochirurgo di fama mondiale che, perduto l’uso delle mani in seguito ad un incidente automobilistico, tra il dover scegliere se fare ritorno alla vita agiata o difendere il mondo e diventare il più potente stregone vivente è diventato il Signore delle arti Mistiche. Stephen Strange, per la precisione, che, dopo il suo debutto sulle pagine dei fumetti Marvel nel 1963, ha avuto i connotati di Peter Hooten in un lungometraggio televisivo datato 1978; anticipando di ben trentotto anni – se escludiamo l’apocrifo b-movie Invasori dalla IV dimensione di Charles e Albert Band – l’ottimo Benedict Cumberbatch, che lo ha incarnato in Doctor Strange di Scott Derrickson.
Lo Scott Derrickson figurante soltanto in qualità di produttore esecutivo per questa nuova avventura che, dopo la sua fondamentale presenza in Spider-Man: No way home, riporta in scena colui che indossa il Mantello della Levitazione catapultandolo in un viaggio nell’ignoto destinato a fargli attraversare pericolose e sconvolgenti realtà alternative appartenenti al Multiverso suggerito dal titolo. Man mano che si appresta ad affrontare un misterioso avversario e che, se da un lato ritrova vecchi mistici alleati quali Mordo e Wong, ovvero Chiwetel Ejiofor e Benedict Wong, dall’altro ne incontra nuovi, a cominciare dalla giovanissima America Chavez interpretata da Xochitl Gomez.
Ma torna anche Rachel McAdams nei panni di Christine Palmer; mentre fanno la loro progressiva entrata in scena, inoltre, versioni da universi paralleli di svariati supereroi, da Captain America al Reed Richards dei Fantastici 4, fino a Captain Marvel.
E la macchina da presa lanciata immediatamente in picchiata in apertura di visione lascia subito intuire che al timone di regia si trovi Sam Raimi, lontano dal grande schermo dai tempi de Il grande e potente Oz, del 2013.

Elizabeth Olsen nel ruolo di Wanda Maximoff

Il Sam Raimi che, in fatto di cinecomic Marvel, provvide proprio a rivoluzionare il filone grazie alla trilogia d’inizio XXI secolo Spider-Man, ma che non ha comunque mai nascosto una certa influenza proveniente dalle nuvolette disegnate, come testimoniò, nel 1990, soprattutto il suo Darkman.

Benedict Cumberbatch nel ruolo del Dr. Stephen Strange

Il Sam Raimi che, dunque, fin dall’immagine del grosso bulbo oculare cavato rivela l’intenzione di rievocare i propri storici trascorsi cinematografici rappresentati dai bei tempi della saga Evil dead, i cui tre capitoli vennero distribuiti in Italia coi titoli La casa, La casa 2 e L’armata delle tenebre.
Non a caso, non solo coinvolge in un immancabile cameo il suo attore feticcio Bruce Campbell per fargli omaggiare una delle gag storiche della serie appena citata, ma inserisce non pochi elementi horror nel corso della narrazione; da figure che richiamano proprio determinati indemoniati evildeadiani ad un corpo infilzato. Senza contare uno Strange in chiave zombesca e, addirittura, accenni di splatter opportunamente rivisitati in maniera alleggerita per adattarli al pubblico dei giovanissimi.
Il tutto, con la consueta ironia e una gigantesca piovra proto-kaiju eiga inclusa nel mucchio, per rendere Doctor Strange e il multiverso della follia uno spettacolo d’intrattenimento non eccelso ma che, discretamente ritmato e impreziosito da una forte componente dark, in mezzo al tipico tripudio di effetti visivi ribadisce l’importanza dell’avere fiducia in se stessi e di affrontare le proprie paure.

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