È la voce narrante dello stesso Edoardo Leo che si trova dietro la macchina da presa ad accompagnare circa ora e quaranta di visione che costituisce Luigi Proietti detto Gigi, in uscita evento nelle sale cinematografiche dal 3 al 9 Marzo 2022.
Un documentario che, in realtà nato per incentrarsi sullo spettacolo A me gli occhi, please, ha finito imprevedibilmente per trasformarsi in un autentico testamento in fotogrammi in seguito all’improvvisa dipartita del grandissimo Gigi Proietti.
Il Gigi Proietti che era capace di accontentare sia il pubblico colto che quello popolare secondo le parole di Renzo Arbore, rientrante tra i nomi illustri intervistati; insieme a Loretta Goggi, Rosario Fiorello, Paola Cortellesi, il giornalista Adriano Aragozzini, il fotografo di scena Tommaso Le Pera, i musicisti Mario Vicari, Nicola Piovani e Lello Arzilli. In una continua alternanza di immagini di repertorio e conversazioni mirate a ripercorrere la vita e la carriera dell’indimenticabile attore romano. Un inimitabile talento che, in grado di passare dalle barzellette (quella sul cavaliere nero ha fatto storia) alla regia delle opere liriche, sosteneva che la recitazione non si insegna, bensì si impara. Oltre ad asserire che stai facendo Commedia all’italiana quando racconti la ricchezza della povertà o la povertà della ricchezza.
Inimitabile talento di cui ascoltiamo anche la sorella Anna Maria e le figlie Carlotta e Susanna; man mano che apprendiamo della sua provenienza da una famiglia di umili origini e che il padre lo ostacolava nella scelta della strada artistica, in quanto desiderava per lui che si dedicasse allo studio per garantirsi tutt’altro futuro professionale.
Inimitabile talento che ha attraversato diverse fasi del variegato mondo dello spettacolo, dal teatro di sperimentazione al popolare serial televisivo Il maresciallo Rocca; senza dimenticare l’universo della Settima arte, tra Dropuot e L’urlo di Tinto Brass, Pinocchio di Matteo Garrone e il cult movie Febbre da cavallo di Steno, in questo caso curiosamente soltanto accennato.
Ma, tra un Alessandro Gassman secondo il quale era un interprete drammatico che faceva morire dalle risate ed estratti di veri e propri cavalli di battaglia come lo sketch della telefonata o il Nun me rompe er ca’ in sfottò dello chansonnier francese, Luigi Proietti detto Gigi non manca neppure di approdare alla dolorosa perdita della direzione del Teatro Brancaccio e alla successiva costruzione del Globe Theatre. Rivelandosi un autentico atto d’amore che non solo non lascia affatto delusi i fan proiettiani, ma, sicuramente, contribuirà a farne nascere altri.
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