Dopo la parentesi tutta al femminile proposta da Paul Feig nel dimenticabilissimo Ghostbusters del 2016, gli acchiappafantasmi più famosi della Settima Arte tornano in Ghostbusters – Legacy, nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 18 Novembre 2021.
Ma, sebbene, per la gioia dei fan, il lungometraggio riservi un piccolo spazio anche ai Dan Aykroyd, Bill Murray, Ernie Hudson e Annie Potts protagonisti insieme al compianto Harold Ramis dei Ghostbusters (Acchiappafantasmi) e Ghostbusters II (Acchiappafantasmi II) rispettivamente diretti nel 1984 e nel 1989 da Ivan Reitman, non sono essi a trovarsi al centro di questo sequel in salsa reboot che sostituisce con un’ambientazione rurale quella metropolitana cui eravamo stati abituati.
Al timone di regia, infatti, Jason Reitman, figlio del citato Ivan – oltretutto omaggiato quando vediamo programmato in un cinema il suo Cannibal girls – e regista di Juno e The front runner – Il vizio del potere, tira in ballo il Finn Wolfhard del dittico kinghiano It per renderlo il nipote quindicenne del defunto nonno Egon che fu, appunto, Ramis. Quindicenne che, avendo come i Goonies dell’omonimo cult movie di Richard Donner problemi con lo sfratto, insieme alla madre Carrie Coon e alla altamente intelligente sorella Mckenna Grace si trova costretto a trasferirsi nell’abitazione di campagna dell’avo; dove scopre sia la mitica automobile Ecto-1 che tutti gli accessori necessari alla cattura di fantasmagoriche presenze. Tra cui il simpatico Slimer, qui ovviamente riveduto nel look; man mano che torna a farsi viva la minaccia di Gozer, antica divinità sumera introdotta proprio nel capostipite, e che, se da un lato il Paul Rudd che i seguaci Marvel conoscono come Ant-Man provvede ad incarnare un insegnante non troppo maturo, dall’altro Logan Kim si unisce alla nuova combriccola di giovani acchiappafantasmi.
E, con una colonna sonora spaziante dalla vecchia hit anni Sessanta Baby it’s you delle Shirelles alla immancabile Who you gonna call? di Ray Parker Jr., il tutto si evolve lentamente disseminandosi di non pochi omaggi al decennio reaganiano, a cominciare dalle visioni in videocassetta di classici dell’horror del calibro di Cujo e Bambola assassina.
Decennio la cui New York viene detto era come ciò che vediamo nel XXI secolo nella serie televisiva zombesca The walking dead e che, comunque, non manca di essere ricordato in qualità di epoca trasudante benessere e apparizioni, in seguito non più verificatesi.
Quelle apparizioni terminate che, analizzando le parole, ci lasciano in un certo senso nostalgicamente pensare anche ad una simbolica incarnazione della fine dei sogni, ancora possibili, però, proprio grazie alla magia della macchina da presa.
Perché, seppur con qualche minuto di troppo (siamo oltre le due ore di durata), è a suo modo un sogno quello che Reitman Jr. regala attraverso Ghostbusters – Legacy agli appassionati irriducibili della serie; che, oltre al consueto interrogativo “Chi chiamerai?”, possono trovare in esso un’esilarante sequenza con tanti mini cloni dello Stay Puft Marshmallow Man visto nel primo film.
Un sogno che, con tripudio di effetti digitali fortunatamente relegato in particolar modo nella fase conclusiva dell’operazione, sebbene impieghi molto tempo a decollare non può fare a meno di accattivarsi lo spettatore (soprattutto quello ghostbustersiano) nel rivelarsi un autentico e commovente atto d’amore da grande schermo nei confronti dell’indimenticato Ramis… fino a due ultime sorprese poste durante i titoli di coda e al loro termine.
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