Nelle sale cinematografiche a partire dall’11 Novembre 2021, Per tutta la vita pone al proprio centro quattro coppie reduci da un fatto piuttosto curioso: i loro matrimoni sono nulli perché il prete che li ha sposati non era un vero sacerdote.
Un fatto che li costringe dunque a prepararsi a pronunciare un’altra volta il fatidico “Sì” sull’altare ma che, soprattutto, offre al regista Paolo Costella – sceneggiatore dell’acclamatissimo Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese, nonché autore di diverse commedie boldiane, da A Natale mi sposo a Matrimonio al sud – il pretesto per poter mettere in piedi un’operazione in fotogrammi atta ad affrontare la sempreverde tematica della seconda volta. Oltre a quella della crisi, in quanto abbiamo Fabio Volo e Ambra Angiolini con tanto di figlio, ma anche una Euridice Axen che fa perdere la testa al primo; più Filippo Nigro e Claudia Pandolfi dal rapporto burrascoso a causa di questioni lavorative e un Luca Bizzarri che, compagno di Carolina Crescentini, fa da amante ad una Claudia Gerini legata a Paolo Kessisoglu.
Otto personaggi alle prese, dunque, con non pochi problemi sentimentali; man mano che vengono contornati da autentici veterani del grande schermo del calibro di Renato Scarpa, Pamela Villoresi, Bebo Storti e Ivana Monti.
Otto personaggi immersi, però, in un plot che altro non appare che in qualità di variante di quello che fu nel 2011 alla base di Immaturi, diretto dal già menzionato Genovese qui figurante tra gli autori dello script e da cui, oltretutto, provengono la Angiolini, Bizzarri e Kessisoglu.
Del resto, come lì si parlava di esami di maturità da rifare, qui al loro posto abbiamo cerimonie nuziali non valide, al servizio di circa un’ora e quaranta di visione che sembra in un certo senso guardare ai lavori generazionali di Gabriele Muccino, ma senza possedere la verve e le lodevoli qualità tecniche di colui che ci ha regalato L’ultimo bacio e Ricordati di me.
Ulteriore testimonianza della totale mancanza di idee che finisce per caratterizzare Per tutta la vita, lento, banale, incapace di coinvolgere e, soprattutto, di emozionare e colpire al cuore come dovrebbe invece riuscire un lungometraggio che ne riguarda le problematiche.
Guarda il trailer