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“No Time to Die”: Daniel Craig nel suo ultimo 007

No Time to Die, il degno finale per Daniel Craig. Valeva davvero aspettare l’uscita sul grande schermo, superare la pandemia (speriamo) per regalarci l’ultimo Bond, che rispetta tutti o quasi quello che uno spettatore si aspetta da un film della saga di 007.
Partendo dal finale di Spectre, che possiamo ora senza dubbio giudicare il film più debole dell’era Craig, il regista Cary Fukunaga ed il team di 007 scelgono di chiudere toccando una delle storie più belle dell’agente segreto, quel Al Servizio segreto di sua Maestà che aveva visto protagonista per una sola volta George Lazenby, ma che per i vari fan della serie e i suoi realizzatori restava la storia migliore mai portata sullo schermo.
Senza anticipare nulla, perché questo James Bond merita davvero il NoSpoiler, la storia è costruita sul ritorno dell’odioso Blofeld, un Christopher Waltz che aveva dichiarato che non sarebbe mai tornato  nella serie (Mai dire mai) alla bella Léa Seydoux, che rappresenta uno dei cardini della storia, a tutto il resto  del  cast da Ben Whishaw nei panni di un Q fondamentale, M con Ralph Fiennes che nasconde un terribile segreto, la solida Moneypenny Naomi Harris che questa volta fa davvero Moneypenny, al nuovo 007 Nomi nei panni di Lashana Lynch, sì nuovo e di più non vogliamo anticiparvi.
Cattivo di eccezione Rami Malek, nei panni di Lyutsifer Safin assolutamente inquietante, colui che tanto per cambiare nelle storie di James Bond vuole distruggere il mondo, oltremodo con terribile un virus.
Completano la storia di 2 ore e 43 minuti che in realtà passano veloci come una Aston Martin, il suo vecchio collega della CIA Felix Leiter, interpretato con il suo solito ardore da Jeffrey Wright, e Paloma, la bellissima Ana de Armas in una performance geniale come agente “poco addestrato” della Cia  che la pone subito nell’Olimpo delle nuove Bond Girl.

Daniel Craig (James Bond) in un a scena del film

Tutti i canoni della serie vengono quindi rispettati: inseguimenti, aerei, combattimenti; la base segreta del cattivo di turno, le battute di Bond/Craig, il tutto in un misurata interpretazione dell’attore conscio di dover il giusto addio ai fan di tutto il mondo.
Potremmo scrivere ancora tanto su questo Bond e temiamo moltissimo di chi insensibile al fascino dell’agente segreto o poco esperto scriverà inutilmente spoilerando troppo della storia e rovinando la sorpresa allo spettatore. Non è il nostro caso e di chi vi scrive, che vi consiglia solo di andare decisamente al cinema perché solo in quel posto, nonostante Green Pass e mascherina, potrete godere dello spettacolo. 007 meritava una pellicola come quella che si è scelta di regalarsi Craig in veste anche di produttore. Il risultato finale di No Time to Die va ben oltre quello che i fan possono aspettarsi; anche lo spettatore che avrà visto di sfuggita un paio di film dell’agente segreto, magari in tv, non potrà non restare affascinato. Di una cosa siamo sicuri: i creatori e gli altri attori, tra cui l’ormai scomparso Sean Connery, sarebbero rimasti colpiti da questa storia molto originale. Solo George Lazenby, il protagonista di Al Servizio segreto di sua Maestà, sarà forse l’unico che non rimarrà sorpreso dalla storia e vale la sua battuta di inizio della storica pellicola “A quello di prima non era mai successo”, nel nostro caso vale per tutti i James Bond della saga.

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