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Lo sport in tv, tra film e serie

Uno dei mercati più dinamici del momento è senza dubbio quello dei servizi di streaming on demand. Dopo un inizio quasi sperimentale, oggi le piattaforme di streaming rappresentano una realtà affermata e consolidata che non accenna a rallentare nonostante ormai si siano superati gli 11 milioni di abbonamenti attivi: se si considera che spesso questi abbonamenti sono in condivisione fra più utenti, è facile rendersi conto delle dimensioni del fenomeno. È interessante notare come qualsiasi piattaforma presa in considerazione fornisca al suo interno una categoria dedicata allo sport, che raggruppa film e serie tv a tema. Se proprio lo sport è stato il grande pioniere degli esordi dello streaming, con trasmissioni fruibili spesso liberamente via internet, oggi continua a rappresentare un tema centrale anche con opere ad esso dedicate.

Proprio negli scorsi giorni ha esordito una serie ampiamente attesa: si tratta di Speravo de morì prima, la trasposizione dell’autobiografia di Francesco Totti. Per quanto sullo storico capitano della Roma sia già stato recentemente distribuito un documentario basato sul medesimo libro, la serie attualmente in onda su Now si concentra su tematiche più trasversali, dando molto spazio al finale di carriera di Totti e alle riflessioni che ne accompagnano l’esperienza del ritiro dal calcio giocato. Sempre sul calcio si concentra invece uno fra i più interessanti esperimenti degli scorsi anni, Sunderland ‘til I die, distribuito da Netflix. In questo caso il taglio è principalmente di tipo documentaristico: il progetto originario prevedeva di documentare la stagione 2017/2018 del Sunderland, una delle più antiche società sportive inglesi ancora in attività, auspicando di testimoniarne la cavalcata per un’immediata promozione in Premier League. La stagione, al contrario, vide l’inaspettata retrocessione della squadra in terza divisione, con una serie di vicissitudini che hanno reso la serie un vero e proprio fenomeno tra gli appassionati di calcio.

Andando oltre gli sport più noti, si apre un interessante ventaglio che propone titoli spesso sorprendenti. Glow, per esempio, è una serie trasmessa da Netflix dal 2017 che conta tre stagioni da 10 episodi l’una. Si ispira a una storia vera, quella delle Gorgeous Ladies of Wrestling che, negli anni ’80, furono le protagoniste di una versione femminile del wrestling. La serie ha avuto un enorme successo, con un equilibrio particolarmente funzionante tra il cast femminile e le dinamiche tipiche del wrestling, come la recitazione e i ruoli da impersonare. È stato invece da poco incluso su Disney+, recente protagonista del lancio della nuova sezione Star, Free Solo, lungometraggio vincitore del Premio Oscar 2019 come miglior documentario. Il film si concentra sul free climbing e sull’impresa di Alex Honnold, che nel 2017 è stato in grado di compiere la scalata di un noto percorso di arrampicata negli Stati Uniti. Il documentario, in grado di fornire un punto di vista unico sul free climbing enfatizzando l’autodisciplina necessaria in questa come in altre discipline che richiedono concentrazione, è stato distribuito da National Geographic, confluendo di conseguenza nel catalogo di Disney+. Un progetto simile a quello del Sunderland è quello messo in piedi da Netflix per Drive to Survive, serie documentaristica della quale negli scorsi giorni è stata pubblicata la terza stagione. Ogni stagione, composta da dieci episodi, è girata nel corso del campionato mondiale di Formula Uno, e segue gli avvenimenti del circus prestando particolare attenzione alle dinamiche che, per ovvi motivi, non emergono durante le corse.

Proprio dal mondo della Formula Uno, infine, arrivano alcuni film che, negli scorsi anni, hanno inaugurato il filone nel quale si è con tanto successo inserito Drive to Survive. Il primo è del 2013 ed è stato pensato come un vero e proprio blockbuster: Rush. Il film, disponibile su Prime Video, tratta del rapporto conflittuale fra Niki Lauda e James Hunt, grandi protagonisti della F1 degli anni ’70 portati in scena da Daniel Brühl e Chris Hemsworth. Il secondo, ancora una volta di stampo prettamente documentaristico, è Ferrari 312B, uscito nelle sale nel 2017. Produzione italiana, il lungometraggio racconta del restauro della vettura che ha partecipato ai mondiali di F1 del 1970 e 1971, fino alla sua messa su pista nel corso di un evento rievocativo.