Dall’ 8 marzo in streaming su CHILI l’opera prima di Luca Guardabascio Credo in un solo Padre, un film contro la violenza sulle donne, basato su fatti realmente accaduti.
Prodotto da Around Culture srl, produttore esecutivo Stefano Misiani, con Massimo Bonetti, Anna Marcello, Giordano Petri, Flavio Bucci, Francesco Baccini (che ha realizzato anche la colonna sonora), Claudio Madia, Donatella Pompadour, Anna Rita Del Piano, Lucia Bendia, Roberto Ciufoli, Joni Bascir, Luce Cardinale, Cloris Brosca, Marc Fiorini, Chiara Primavesi, Francesca Silvia Bertocchi.
Testimonianza della vitalità del cinema italiano al tempo del Covid e ultimo film girato da Flavio Bucci (scomparso il 18 febbraio del 2020), Credo in un solo Padre, è la sofferta preghiera che una donna recita per scongiurare l’ennesima violenza del suo carnefice. E’ un grido di dolore, come quello di tutte le donne e le persone vittime di violenza presenti in un film che esplora il vissuto di una realtà segnata dalla sorda brutalità e dagli orrori del sistema patriarcale.
In una località tra Campania e Basilicata, la vita di una famiglia è punteggiata e sconvolta da crudi rituali di violenza domestica quotidiana. Giuseppe (Massimo Bonetti) è un padre padrone. Violento. Dispotico. Feroce. Nel paese nessuno vede. Nessuno sente. Nessuno parla. Ma tutti sanno. E così diventano tutti complici di quello squallore, della schiavitù imposta alle vittime degli abusi. L’indifferenza è più forte della loro coscienza. Quando Gerardo (Giordano Petri), giovane padre di famiglia emigra in Austria per guadagnare più denaro così da permettere una vita più agiata alla moglie e ai due figli, la donna e i bambini restano a vivere nella fattoria del suocero. Questa assenza sarà l’inizio di un incubo che porterà Maria (Anna Marcello) prima e sua figlia poi a subire gli abusi e gli orrori dell’orco.
Una storia ancestrale, antropologica, un film che illumina anche la nostra contemporaneità e che vuole essere denuncia.
«Credo in un solo Padre, racconta del nostro passato, ma anche della nostra storia più recente, perché violenze come quelle presenti nel film, non debbano avvenire mai più», dichiara il regista. «Il nostro film ha già un valore sociale e molte sono le scommesse vinte, come quella di aver assunto sul set persone vittime di abusi e violenze. Parlare, mostrare i fatti, è l’arma più forte per raccontare a tutti la verità su qualcosa che, in epoca moderna, appare ancora un tabù del passato. Per questo, abbiamo deciso di metterci al lavoro e realizzare un’opera cinematografica originale dal grande appeal internazionale, grazie ad una squadra che coinvolge il territorio, scuole, associazioni, cittadini, imprenditori ed istituzioni sensibili all’argomento. Il cinema farà emergere una storia taciuta, la proietterà sul grande schermo e, come un macigno, il messaggio finale lavorerà sulle coscienze di chi, da troppi anni, è sordo alle richieste di aiuto».
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