Il 10 marzo, in prima serata su Rai1, verrà trasmesso il film TV La bambina che non voleva cantare, il racconta e il percorso umano e artistico della cantante Nada. Il pubblico avrà così l’occasione di scoprire le origini della ragazza della provincia toscana che, non ancora compiuti i sedici anni, grazie ad una voce dal timbro unico, riesce ad imporsi prepotentemente nel panorama musicale italiano diventando una vera icona della Canzone italiana fino ai nostri giorni.
Diretto da Costanza Quatriglio, il film è interpretato da Carolina Crescentini (Viviana), Sergio Albelli (Gino), Paolo Calabresi (Maestro Leonildo), Tecla Insolia (Nada a 15 anni), Giulietta Rebeggiani (Nada a 7 anni), Massimo Poggio (Guido De Santis), Paola Minaccioni (Suor Margherita), e Nunzia Schiano (Nonna Mora).
Siamo nella campagna toscana dei primi anni Sessanta, dove vive la piccola Nada. Il suo universo è composto da nonna Mora, dalla sorella Miria, dal babbo Gino, un uomo buono e silenzioso, e dalla mamma Viviana, spesso preda di forti depressioni che la tengono lontana dalla figlia e dal mondo. Quando suor Margherita scopre il talento di Nada per il canto, il cuore fragile della bambina si convince che solo la sua voce prodigiosa ha il potere di far guarire la mamma. E così, tra la gioia di veder la madre finalmente felice e la paura che la malattia si possa riaffacciare all’orizzonte, Nada cresce accettando ciò che Viviana desidera per lei, fino a quando quel grande talento sopravvivrà persino alle sue stesse paure: tutti scopriranno presto la voce unica di quella bambina che non voleva cantare.
Prima di questo progetto, la regista aveva realizzato il documentario Il mio cuore umano (2009), ispirato al racconto autobiografico di Nada. «Mi sono innamorata subito di questa bambina dalla voce prodigiosa – ha dichiarato Costanza Quatriglio – con il cuore ferito per l’instabilità emotiva della madre, così ho pensato a un film che unisse la favola con la musica, personaggi lievi e vitali insieme con i lati più oscuri dell’animo umano, la potenza del talento e della vocazione con le paure più segrete dell’infanzia: il timore dell’abbandono, di non essere amati abbastanza, della morte dei genitori. Nada canta per Viviana dedicando a lei ogni parola delle canzoni d’amore che il maestro Leonildo le fa conoscere. Attraverso i testi che parlano di sentimenti, il film è anche un viaggio nella canzone italiana di quegli anni. Mina, Vanoni, Paoli, Claudio Villa: la musica ci ricorda chi siamo e da dove veniamo, facendoci immergere nella nostra tradizione e nel nostro immaginario».
Il film, liberamente ispirato al libro Il mio cuore umano, di Nada Malanima (Edizioni di Atlantide), è prodotto da Picomedia in collaborazione con Rai Fiction.