Memore del successo cinematografico firmato da Paolo Genovese nel 2014 con Tutta colpa di Freud, dal 26 febbraio il pubblico potrà gustarsi le nuove vicende di quei personaggi nell’omonima serie tv trasmessa da Amazon Prime Video e in autunno su Canale 5.
Gli 8 episodi da 45’ l’uno, con la supervisione artistica di Paolo Genovese, sono diretti da Rolando Ravello e interpretati da attori differenti rispetto a quelli della versione cinematografica del 2014. A partire dal protagonista infatti, nel ruolo dello psicanalista Francesco Taramelli, troviamo Claudio Bisio, le cui figlie sono interpretate da Caterina Shulha, Marta Gastini e Demetra Bellina. Nel cast anche Luca Bizzarri, Max Tortora, Stefania Rocca e Claudia Pandolfi.
Francesco è uno psicanalista milanese che da tempo concilia la professione con la non trascurabile condizione di padre single. La moglie Angelica, fredda e determinata nordeuropea, non ha propriamente abbandonato lui e le figlie ma ha semplicemente pensato che Francesco le avrebbe cresciute meglio di lei, sempre impegnata in qualche battaglia ambientalista in giro per il mondo. Così lo psicanalista, tanto dedito ai suoi pazienti quanto alle sue bambine, ha fatto di tutto per farle diventare giovani donne consapevoli e indipendenti. Quando le più grandi, Marta e Sara, vivono già fuori casa e la più piccola, Emma, sta partendo per un anno di studio all’estero, Francesco ha però un attacco di panico talmente potente da fargli pensare di avere un infarto in corso e finisce al Pronto Soccorso. Come era prevedibile, sopravvive, ma la sera stessa si ritrova tutte e tre le ragazze di nuovo a casa. E non per un filiale spirito da crocerossine. Infatti, per quanto abbia tentato di crescerle con metodo e sani valori, a Marta, Sara e Emma la situazione è chiaramente sfuggita di mano: la prima, assistente universitaria, porta avanti da cinque anni una relazione con il suo preside di facoltà ed è stata appena sbattuta fuori dalla casa, che lui le affittava, dalla moglie in persona; Sara, a una manciata di giorni dal suo matrimonio (che le crea più ansia che trepidante attes) tradisce il fidanzato storico Filippo con Niki, una donna, celando a fatica una omosessualità che aveva già fatto capolino nell’adolescenza; infine Emma, appassionata e sagace influencer in erba, rinuncia a un anno di studio nel Regno Unito quando è già in aeroporto, complice l’incontro con il titolare di una famosa agenzia web, decisamente molto affascinante nonostante i suoi cinquant’anni. Così, da un giorno all’altro, Francesco assiste inerme al rientro delle sue figlie a casa. L’unico che sembra divertito dalla situazione è Matteo, il vicino ormai amico di famiglia: un romano trapiantato a Milano che tenta da anni, senza sosta e con poco successo, di procacciare a Francesco qualche appuntamento galante. La questione è drammatica. Quando anche il rapporto con i pazienti sembra essere messo a repentaglio, Francesco capisce di non poter continuare a gestire lavoro e famiglia tra un attacco di panico e l’altro. Così si fa prescrivere degli ansiolitici dalla giovane e talentuosa tirocinante incontrata al Pronto Soccorso e, dopo un po’ di resistenza, accetta il suo consiglio: iniziare assieme a lei un percorso di terapia. Come se sapesse già che ce ne sarà bisogno, quando le vite delle figlie si complicheranno ulteriormente. Marta, delusa dalla fine della storia col suo amante, inizia a frequentare senza saperlo uno dei pazienti del padre; Sara sposa Filippo ma cede nuovamente alla tentazione di Niki proprio durante il suo matrimonio, mentre Emma si innamora perdutamente e irrimediabilmente del suo datore di lavoro. Poi ci sono i sogni, che per uno psicanalista sono importanti. E in quelli di Francesco inizia a fare capolino la stessa Anna.
«L’idea è sempre quella di scrivere un prodotto assoluto, esportabile, quindi essere compreso nelle dinamiche ovunque», commenta Paolo Genovese in conferenza stampa, che aggiunge: «Su questo il tema delle dinamiche familiari aiuta molto. Abbiamo quindi cercato di non raccontare cose strettamente legate al nostro paese, soprattutto nelle dinamiche umoristiche. Comunque ne vale la pena pensare ad un tipo di scrittura internazionale».
Secondo Rolando Ravello le tre storie di queste ragazze sono «viste attraverso il punto di osservazione privilegiato di un genitore, in questo caso di un padre divorziato che fa lo psicanalista. Non si tratta però – continua Ravello – di una serie sulla psicanalisi, né sulla terapia di coppia, Tutta colpa di Freud è una serie sulle differenze in amore e sulla difficoltà di accettarle. Il tono è quello della commedia all’italiana, quel meraviglioso genere che riesce a raccontare con leggerezza ma senza superficialità l’animo umano con tutti i suoi difetti, i suoi pregi ma soprattutto le sue emozioni e le fa arrivare dritte al cuore dello spettatore».
La serie si prefigge l’obiettivo di raccontare la difficile condizione di uno psicanalista che, nonostante la sua brillante carriera, deve affrontare con difficoltà la comunicazione con le figlie e la gestione dei loro problemi.
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Foto di Andrea Miconi