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Cristiano De Masi, il manager delle star di Hollywood racconta le difficoltà del settore

Cristiano De Masi è uno dei manager e producer italiani più noti a Hollywood, dato che ha il privilegio di portare in Italia personaggi internazionali come Anastacia, Boris Becker, Sean Paul, John Turturro, Sylvester Stallone, Mike Tyson e John McEnroe oltre a curare gli eventi per importanti personaggi italiani come Alessandro Del Piero e tante star del piccolo schermo come Anastasia Kuzmina, Lidia Schillaci e Cinzia Fumagalli.
«I problemi sono sotto gli occhi di tutti», racconta Cristiano De Masi, che vive tra l’Italia e Los Angeles, e che ora si imbatte anche lui nelle difficoltà causate dall’emergenza covid-19. «Io faccio una professione in cui si lavora con le persone in grandi spazi, quindi in questo momento, oltre a fare eventi digitali, siamo fermi. Io personalmente stavo lavorando ad alcuni eventi, tra cui uno importante con Mike Tyson da portare in Italia. Molti dei miei colleghi stanno attraversando un momento di grande difficoltà e hanno bisogno di un aiuto concreto, di essere considerati. È facile associare manager a ricchezza, ma spesso non è così e della mia categoria si parla poco».
Sul ritorno alla normalità, Cristiano De Masi dalla sua decennale esperienza americana è al momento abbastanza pessimista: «Il tutto secondo me riprenderà normalmente, con gli stessi numeri, ma non prima di febbraio/marzo 2021, in Italia, mentre negli Stati Uniti secondo me riprenderanno a fine 2020. Basti pensare che eventi unici come il Comic-Con di San Diego sono stati cancellati, questo identifica bene la portata dell’emergenza che il nostro settore e non solo sta attraversando. Si parla del Festival di Venezia, ma trovo difficile immaginare che vengano molte star internazionali in questo momento».
Il lavoro del manager è spesso mitizzato, ma per Cristiano De Masi è prima di tutto una passione che al momento porta doppie preoccupazioni: «La cosa che mi ha sempre divertito nella vita è stato quello di essere sempre una persona contro corrente nel mio lavoro e sono andato in cerca di personaggi trasversali. Essere manager significa avere intuito nel tuo lavoro è capire cosa funzionerà prima degli altri ma soprattutto essere una grande psicologo degli artisti perché la maggior parte sono insicuri e devono essere rassicurati mentre altri pensavo che senza di loro il mondo non vada avanti quindi bisogna farli rimanere con i piedi per terra. In questo momento in particolare molti dei miei artisti stanno vivendo un periodo di profonda ansia, quindi oltre che per il nostro lavoro dobbiamo essere doppiamente forti anche per loro».
Un aspetto importante del suo lavoro è creare empatia con tante star, non solo con chi segue: «Io a Los Angeles ho avuto modo di conoscere bene le star di Beautiful, con cui mi sono sentito spesso durante la quarantena. Un altro con cui messaggiamo è Fiorello, con lui c’è un’amicizia speciale. Le persone credono che si tratti quasi di alieni, ma in realtà queste super star sono delle persone normalissime che nel momento in cui hai l’opportunità di scambiare qualche parola in allegria riescono a trasmettere una forte umanità provando un forte senso di curiosità verso chiunque».
Oltre a portare gli artisti internazionali nel nostro paese ha il piacere di partecipare a Los Angeles alle serate dei Golden Globes e degli Oscar ogni anno, dove ha vissuto dei momenti unici: «Ci sono molti aneddoti carini che potrei raccontarti uno sulla grande leggenda del basket Kobe Bryant da poco scomparso che ho conosciuto a Los Angeles durante una serata della HBO. Una grande umiltà e disponibilità, ma soprattutto un amore sconfinato per il nostro paese e mi diceva che nel cuore si sentiva italiano. Un altro aneddoto carino è legato a Boris Becker, che in una serata a Milano quando lo portai per un evento mi svelò che il suo cantante preferito è il nostro Lucio Battisti».

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