MEDIATIME NETWORK

Dimore d’Epoca: viaggio col pensiero in tre castelli, pianificando un viaggio futuro senza sovraffollamento

Sono in molti a conoscere Dimore D’Epoca, la realtà che propone un nuovo concetto di accoglienza: una curata collezione di hotel storici, maison de charme, bed & breakfast e agriturismi di grande pregio, dove vivere emozioni uniche.
Ville d’epoca, castelli, antiche fattorie e masserie appartenuti a famiglie blasonate o collocati in luoghi frequentati da illustri personaggi che sono stati sapientemente recuperati e ripensati per vacanze e weekend esclusivi.
Luoghi magici che si aprono all’ospitalità, per un viaggio oltre ogni aspettativa.
Ed ecco tre delle location di Dimore d’epoca che hanno molto da raccontare e che speriamo possano allietare, per lo meno con le immagini e la loro storia, questo momento reclusione.

Castello di Monterado
Lunga e ricca è la storia di questa antica dimora. L’origine dell’abitato di Monterado che sorge su un tipico poggio marchigiano, è datata 13 luglio 1267.
Costruito in origine come centro abitato e fortificato da mura difensive, divenne, grazie alla sua posizione strategica che domina la vallata fino al mare, parte del Ducato di Urbino e successivamente proprietà dei Della Rovere durante l’epoca del Rinascimento.
Nel 1742 il Collegio Germanico Ungarico dei padri Gesuiti, divenuto possessore del borgo, decise di trasformare e stravolgere il primitivo aspetto del paese.
Utilizzando le antiche mura difensive e occupando l’intera area del piccolo borgo, comprese le case e le strade, decise di costruirvi un grandioso palazzo.
La nascita del castello si deve alla necessità dei Gesuiti di utilizzare tale tenuta come sede principale di amministrazione di beni, fabbrica di tessuti e centro per l’agricoltura.
Durante i primi dell’800 i territori del distretto di Senigallia, tra cui Monterado, passarono a far parte dei beni ad appannaggio di Napoleone I.
Il Principe Massimiliano di Beauharnais, nipote di Giuseppina Bonaparte, invaghitosi del posto, decise di acquistare la proprietà del palazzo e trasformala in una residenza principesca. Fu proprio lui a far decorare l’interno del palazzo in occasione della sua luna di miele, dopo il matrimonio con la figlia dello Zar Alessandro di Russia.
Nella sua attuale forma il castello fu disegnato dall’architetto Luigi Vanvitelli, di cui rimane gran parte del lavoro originario. Dalla corte interna del castello si accede all’antica cappella interna dove si possono ancora celebrare matrimoni e altre funzioni religiose. Ben conservati anche gli affreschi ottocenteschi di Corrado Corradi, commissionati dal principe Massimiliano di Beauharnais.

Castello di Chiola
La magia e lo splendore di oltre mille anni di storia vi danno il benvenuto nella straordinaria cornice di Castello Chiola: una residenza di prestigio ubicata in uno dei borghi più belli e suggestivi d’Abruzzo, Loreto Aprutino, un maniero medioevale ristrutturato che si erge fiero e imponente sulla cima del colle e che conserva opere d’arte di maestri abruzzesi in ambienti unici e sontuosi.

Facciata del Castello Chiola

Storia: L’antico castello, da torre di guardia dei Longobardi e avamposto dell’Impero di Federico II, diventa dimora di nobili famiglie già dal secolo XIII, e resterà tale passando per i D’Aquino, i Gamba, i Casamarte, i D’Avalos e, dal 1870 fino ai nostri giorni, alla famiglia Chiola.
La leggenda: Una leggenda vuole che a Loreto Aprutino si sia fermata la famiglia di San Tommaso d’Aquino di ritorno dalle crociate e che, proprio soggiornando nel Castello, il piccolo Tommaso abbia compiuto il “miracolo delle rose”. Da quanto si narra, Tommaso era solito riempire il suo grembiule con il pane preso dalla mensa di casa, di nascosto di tutti, per portarlo ai poveri bisognosi. Il domestico accortosi di ciò andò a riferire tutto al padre. Quest’ultimo si mise allora a seguirlo e un giorno lo fermò, gli chiese dove stesse andando e cosa portasse nel grembiule e lui con molta naturalezza rispose che portava rose e fiori e per dimostrare che stava dicendo la verità, allargò il grembiule e caddero a terra effettivamente rose e fiori.

Baglio Oneto dei Principi di San Lorenzo
Nel luogo più panoramico e ricco di storia e leggende della costa della Sicilia occidentale, tra verdissimi ulivi e vigneti, gelsi zuccherini e fichi d’India maturati al sole, risplende un luogo incantato, sospeso nel tempo.
Antiche storie e raffinata atmosfera si abbracciano tra le mura del Baglio Oneto dei Principi di San Lorenzo – Luxury Wine Resort, dimora di una delle più nobili famiglie italiane. Dall’alto di una collina panoramica, l’anima si inebria di tramonti indescrivibili a parole, profumi e sapori siciliani, sensazioni di antica memoria.
La Storia: La storica famiglia Oneto, che conta numerosi personaggi illustri fin dal 1100, è una delle famiglie più nobili in Italia. Tra i nomi che si distinsero nella Storia figurano Odinetto, Console di Genova nell’XI secolo, e Armando Oneto, che seguì l’imperatore Federico II in Sicilia e ne ottenne concessioni di terre a Catania. Molti grandi uomini si succedettero nella stirpe, fino al Commendatore Tommaso Oneto dei Principi San Lorenzo, che fu sindaco di Marsala e ricevette il Re Vittorio Emanuele in visita sull’isola nel 1922. Dal 1980, la nipote di Tommaso, Sabina Laudicina Oneto e il marito, l’architetto Elio Palmeri, coltivano il sogno di riportare il baglio di famiglia a nuova vita, restituendo alla comunità valori perduti con l’urbanesimo. Elio si laurea con una tesi proprio sul Baglio Oneto: un progetto di turismo enogastronomico che combini la valorizzazione delle architetture storiche con l’ospitalità più autentica e la produzione di vini e olio. Da un ideale di Bellezza alla piena realizzazione trascorrono alcuni anni di smisurato entusiasmo: da un’antica struttura fortilizia prende forma, mattone dopo mattone, l’attuale Baglio Oneto dei Principi di San Lorenzo. In ogni fase della ristrutturazione, Elio e Sabina ammodernano struttura e servizi, senza snaturare mai l’esse dimorenza del baglio storico. Patrimonio inestimabile di storia, cultura e vini come allora.

Exit mobile version