Dallo studio “Il fabbisogno nazionale di trattamento dei rifiuti” condotto da Utilitalia (Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche) in Italia ci sarebbe grave carenza di impianti di trattamento dei rifiuti e una dislocazione non efficace sul territorio nazionale. Secondo il vicepresidente di Utilitalia, Filippo Brandolini, intervenuto alla Fiera Ecomondo tenutasi a Rimini dal 5 all’8 novembre 2019, è necessaria una strategia che lavori nella direzione di un riequilibrio a livello territoriale, in modo da diminuire il trasporto di rifiuti tra diverse regioni, diminuendo così le emissioni di CO2, e le esportazioni verso altri Stati.
«I termovalorizzatori oggi servono a produrre energia pulita e a basso costo. Rinunciarci vuol dire precludersi non solo la possibilità di risolvere i problemi legati alla gestione dei rifiuti ma anche di rinunciare a un approccio ecologico e sostenibile alla politica energetica», ha dichiarato Bruno Bella, fondatore di Vibeco, uno dei più grandi gruppi italiani che operano nel settore dei rifiuti urbani e delle bonifiche ambientali.
Dallo studio di Utilitalia emerge che il Nord è autosufficiente per la termovalorizzazione, ma al Centro e al Sud ci sarebbe un debito di svariate tonnellate di rifiuti. Che soluzione suggerisce per far fronte a questa situazione?
«Io credo che ogni provincia dovrebbe essere autonoma da un punto di vista della gestione dei rifiuti. I rifiuti, insomma, non dovrebbero viaggiare sia per un discorso ambientale – spostare i rifiuti produce emissioni – sia per uno economico: i rifiuti trattati appositamente sono una fonte di energia che dovrebbe appartenere a chi genera la materia prima che serve a produrla. Purtroppo, oggi gli impianti autorizzati da noi sono insufficienti, e questo apre degli spiragli dentro cui finisce per infiltrarsi la criminalità organizzata».
«La cosa paradossale – ha aggiunto Bruno Bella – è che dal punto di vista ingegneristico, siamo noi Italiani ad essere leader europei, siamo noi che spieghiamo agli stranieri come devono essere costruiti impianti come i termovalorizzatori. Siamo quindi davanti a un paradosso totale: invece di trattare i nostri rifiuti, costruendo i nostri impianti con i nostri ingegneri e riqualificando il nostro territorio, per produrre la nostra energia pulita, paghiamo altri Paesi per prendersi i nostri rifiuti e prodursi la loro energia! Mi sembra chiaro che serva una svolta radicale, sia a livello di politica ambientale ed energetica che a livello di mentalità».
Quindi per Bruno Bella e la Vibeco il problema dei termovalorizzatori ha un’origine politica ma anche culturale.
Cosa intende per mentalità?
«Intendo il modo in cui viene percepito e affrontato il discorso. Rifiuto è una parola sbagliata. Comunica l’idea di qualcosa di brutto, di inutile. Invece oggi una discarica è l’equivalente di una miniera d’oro”, ha spiegato Bruno Bella prima di concludere: “Non solo un termovalorizzatore moderno non ha alcun impatto negativo sul paesaggio, né in termini estetici né olfattivi, ma può addirittura diventare un’occasione di ripristino ambientale. Un termovalorizzatore, o una cosiddetta “discarica” possono diventare parchi naturali».