“Vi siete fermati a guardarli, vi hanno strappato un sorriso, qualcuno di voi ha anche raccolto l’invito di portarli a casa staccando i poster dai muri o raccogliendoli dalle piazze di Roma. I protagonisti delle foto apparse sono sette ragazzi ospiti del Centro di Accoglienza Straordinaria di Ciampino, un CAS molto efficiente che oggi rischia la chiusura. Vi piacciono ancora? Beh spero proprio di sì, perché non sareste sinceri a dire il contrario, lascereste spazio solo ai vostri pregiudizi togliendolo alla bellezza e alla speranza. Ho visitato il CAS di Ciampino, ho vissuto un giorno in compagnia dei suoi ospiti, ho fotografato la loro dignità esaltata e supportata da una meritevole organizzazione e, sinceramente, non capisco perché un centro efficiente come questo debba chiudere. Per questo vorrei tanto che la Sindaca di Ciampino, Daniela Ballico, venga all’inaugurazione della mostra #borderlessbeauty – CAS Ciampino, per incontrare i ragazzi e i responsabili del centro”. Svelato il mistero dei manifesti apparsi a Roma la scorsa settimana che ritraevano alcuni modelli di colore vestiti con coloratissimi abiti alla moda: #Borderlessbeauty non è il nome di un nuovo street artist, ma il titolo di un progetto del fotografo Raffaele Marino, curato da Barbara Martusciello. E i modelli ritratti in realtà sono immigrati ospitati nel Centro di accoglienza straordinario per migranti di Ciampino. E’ stato lo stesso autore del progetto a spiegarlo: «Abdou, Salman, Amos, Daoud, Muluken, John e Cherif, sono i protagonisti consapevoli di un progetto partecipato, collettivo e seminale, che ha come fulcro caratterizzante la creazione di una provocatoria campagna, simile nella forma a quelle pubblicitarie ma contraddistinta da una prima veicolazione street, illegale e quasi carbonara, come nella miglior tradizione di Urban Art. Il progetto riflette su rapporto tra Bellezza ufficializzata e dunque socialmente riconosciuta e il pregiudizio che non permette di identificala laddove pure essa c’è».
La provocazione di Raffaele Marino, palesata dalla mostra nella sua totalità – la mediazione culturale, il set, lo scatto, la realizzazione delle foto e dei manifesti, l’attesa dell’azione di attacchinaggio e di asportazione del materiale da parte della gente comune; infine l’esposizione e la sua presentazione in forma di incontro pubblico – nasce dall’esigenza di creare un confronto sulle tematiche sociali afferenti alla migrazione, all’accoglienza, allo status di rifugiato etc. usando la chiave di lettura della Bellezza, intesa, come chiarisce l’autore «nella visione aristotelica della descrizione del vero, dove ciò che viene percepito come bello non può essere costretto nel pregiudizio. Anzi, sarà proprio la forza della Bellezza che romperà le barriere dei pregiudizi per vedere con occhi nuovi, da pari a pari, l’altro, il prossimo, nella sua condizione di individuo».
In mostra, accanto ai poster che li ritraggono come modelli, ci sono i loro ritratti scattati nelle stanze degli alloggi del CAS di Ciampino, in singoli momenti della loro vita reale; le foto li mostrano per quello che realmente queste persone sono, facendo intravedere le loro paure e la speranza di essere inclusi nello spazio sociale nuovo in cui ora vivono.
La mostra fotografica di Raffaele Marino che sarà ospitata martedì 3 marzo alle ore 18.30 nella galleria Howtan Space di Via dell’Arco de’ Ginnasi 5, è, dunque, il punto di arrivo di un percorso artistico che parte dalla preparazione dello scatto, momento in cui, tutti seduti in circolo (compresi designer, stylist, truccatrice e assistente), si è parlato a lungo della condizione dei rispettivi protagonisti, delle loro sette storie, dei motivi della loro migrazione e di come sono riusciti ad arrivare in Italia. Dopo lo scatto e la selezione fotografica, le successive performance stradali si sono basate su una scelta creativa ironica e provocatoria, dove l’autore dettaglia un’analisi per lui necessaria e sempre basata sul rapporto tra Vita e Arte in cui sono riassunte le reazioni sociali delle persone della strada, senza mai rinunciare alla scelta di mostrare, con i suoi scatti, la difficoltà nella sua dignità.
Come afferma a tal proposito la curatrice: «Chi vive in una realtà pacifica e tutto sommato privilegiata non comprende quale sia il prezzo per tale equilibrio: pagato, però, da qualcun altro, da altri popoli. Così, #borderlessbeauty è azione articolata per denunciare e modificare la concezione e dunque la visione eurocentrica dell’altro e si fa quindi messaggera di un’inclusione decolonizzata» in una contemporaneità sempre più superficiale e materialista; attraverso l’arte – rappresentata da questo sfidante e colto lavoro di Raffaele Marino – arriva quindi una spinta a superare ogni pregiudizio per cogliere e quindi accettare la Bellezza nella sua varietà, complessità e profondità e farne un ponte che colleghi gli individui al di là della loro provenienza geografica, della loro formazione, cultura o religione.