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Sky Cinema Uno: in prima visione tv, “Brave Ragazze”, l’ultima commedia di Michela Andreozzi

Serena Rossi

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Lunedì 3 febbraio alle 21.15, in prima visione tv su Sky Cinema Uno, arriva l’ultimo film diretto da Michela Andreozzi, Brave Ragazze (disponibile anche on demand su Sky e NOW TV), una commedia che nasce da un fatto di cronaca realmente accaduto nella provincia francese degli anni ’80, interpretata da un cast d’eccezione tutto al femminile. Ecco che, quindi, Ambra Angiolini, Serena Rossi, Ilenia Pastorelli e Silvia D’Amico diventano, Anna, Maria, Chicca e Caterina, quattro donne disperate e affogate in un mare di difficoltà che decidono di svoltare la propria vita rapinando la banca del paese travestite da uomini. Il film è una coproduzione italo-spagnola Paco Cinematografica e Neo Art Producciones, in collaborazione con Sky e Tim Vision, distribuito da Vision Distribution.
Anna (Ambra Angiolini) è una ragazza madre, due figli da mantenere e nessun lavoro stabile. Maria (Serena Rossi) è una timida devota alla Vergine, vittima di un marito violento. Chicca (Ilenia Pastorelli) e Caterina (Silvia D’Amico), sorelle di indole opposta, sognano un futuro migliore, lontano. Col coraggio di chi ha poco da perdere, decidono di travestirsi da uomini e svaligiare insieme la banca del paese. Ma è solo l’inizio di una serie di azioni spericolate, su cui è chiamato ad indagare il commissario Morandi (Luca Argentero), un vortice destinato a stravolgere per sempre il destino di quattro “brave ragazze”.
«Quando sono venuta a conoscenza di questa vicenda, ho pensato immediatamente che apparteneva al mondo del cinema», racconta Michela Andreozzi. «C’erano la storia, l’urgenza, il tema sociale; c’erano il travestimento e l’azione, la paura e il dubbio, c’erano l’inadeguatezza e la riscossa, la commedia e il dramma, gli abusi e la vendetta, la donna di ieri che è ancora – purtroppo – quella di oggi. Abbiamo impiegato diversi anni per portare a termine una sceneggiatura che ci soddisfacesse davvero: volevamo coniugare la storia vera con il nostro immaginario, trasferire la provincia francese in quella italiana, rendere con efficacia queste donne semplici e speciali, sbagliate e amabili, impaurite e coraggiose. Capire perché, una volta in carcere, divennero icone di culto a cui tutte le donne della zona resero omaggio, andando a trovarle, occupandosi di loro e delle loro famiglie».

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