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“L’ufficiale e la spia”, Roman Polansky porta al cinema un simbolo dell’ingiustizia politica

Vincitore del Gran Premio della Giuria alla 76° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, si appresta ad uscire nella sale L’ufficiale e la spia (J’Accuse), l’ultima pellicola di Roman Polansky, basata sul romanzo omonimo di Robert Harris.
La storia prende spunto da un evento che sconvolse la Francia della Belle Epoque. Ci troviamo nel 1895, quando il Capitano Alfred Dreyfus, promettente ufficiale, viene degradato e condannato all’ergastolo all’Isola del Diavolo con l’accusa di spionaggio per conto della Germania. Fra i testimoni di questa umiliazione c’è Georges Picquart, che viene promosso a capo della Sezione di statistica, la stessa unità del controspionaggio militare che aveva montato le accuse contro Dreyfus. Ma quando Picquart scopre che tipo di segreti stavano per essere consegnati ai tedeschi, viene trascinato in una pericolosa spirale di inganni e corruzione che metteranno a rischio non solo il suo onore ma la sua vita.
Il cast vede la presenza di Jean Dujardin, Louis Garrel, Emmanuelle Seigner, Mathieu Amalric, Melvil Poupaud, Damien Bonnard, Denis Podalydès, Vincent Grass, Grégory Gadebois, Wladimir Yordanoff, Didier Sandre e la partecipazione dell’italiano Luca Barbareschi, nonché coproduttore del film.

Luca Barbareschi con Emmanuelle Seigner in una scena del film

«Io e Robert Harris avevamo appena finito di girare L’uomo nell’ombra», commenta Roman Polansky. «Robert era molto entusiasta all’idea, così ci siamo subito messi al lavoro. All’inizio ci era sembrato evidente che avremmo dovuto raccontare la storia dal punto di vista di Dreyfus ma presto ci siamo resi conto che non avrebbe funzionato; la storia era completamente ambientata a Parigi, i personaggi principali e i colpi di scena mentre il nostro protagonista principale era rinchiuso sull’Isola del Diavolo. La sola storia che avremmo potuto raccontare sarebbe stata la storia della sua sofferenza. È stata una scelta molto combattuta e dopo più di un anno di lavoro, Robert ha trovato una soluzione al nostro dilemma: sarebbe stato meglio lasciare Dreyfus sull’isola e raccontare la storia dal punto di vista del colonnello Picquart, uno dei principali protagonisti di questa storia. Ma dovevamo anche guadagnarci da vivere, così abbiamo messo il progetto da parte mentre io giravo un altro film e Robert scriveva un romanzo sull’Affare Dreyfus. Ha lavorato su questa storia per un anno e il suo libro, estremamente ben documentato, “L’ufficiale e la spia”, è diventato subito un best seller. Nel frattempo, io avevo finito di girare Venere in pelliccia e quando ci siamo rivisti, per parlare della nostra storia, sapevamo come volevamo raccontarla».
Nel film, anche se ambientato in tempi remoti, troviamo dei simboli dell’ingiustizia politica e di cosa si possa arrivare a fare in nome dell’interesse nazionale. Sorprendente l’aspetto scenografico, in grado di tenere salda una ricostruzione storica che solo pochi registi riescono a rappresentare con così tanta efficacia.
Il film ha anche il pregio di dare la possibilità ai giovani di venire a conoscenza di un accadimento piuttosto remoto. «Quando mi chiedevano dei miei progetti e rispondevo che stavo lavorando ad un film sull’Affare Dreyfus, tutti pensavano che fosse fantastico», spiega il regista premio Oscar. «Ma ben presto mi sono reso conto che molti non sapevano cosa fosse davvero accaduto. È uno di quegli eventi storici che tutti pensano di conoscere, ignorandone però la reale essenza».
L’ufficiale e la spia sarà nei cinema dal 21 novembre, distribuito da 01.

Guarda il trailer del film.

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