Dopo 31 anni dalla sua prima apparizione al Festival del Cinema di Venezia, Pedro Almodovar riceve la più importante gratificazione proprio dalla simbolica città lagunare: il Leone d’Oro alla Carriera.
Il cineasta spagnolo, prima di ricevere l’ambita statuetta e poi essere festeggiato al party esclusivo in suo onore presso Scuola Grande della Misericordia, ha incontrato la stampa il 29 agosto, esprimendo tutta la sua gratitudine e ricordando la sua prima esperienza professionale in Laguna, quando giudicarono “osceno” il suo film L’indiscreto fascino del peccato: «Come per ogni “prima volta” ne ho un ricordo meraviglioso. Venezia ha rappresentato il mio battesimo come cineasta internazionale. Enzo Ungari, che faceva parte del comitato di selezione dei film, mi ha scoperto, per questo sarò sempre grato a Enzo Ungari e al Festival».
Almodovar ha poi dichiarato che in Italia si sente sempre come a casa: «Abbiamo un senso dell’umorismo simile, difetti simili, le nostre lingue e le nostre culture si assomigliano e tutti amiamo e difendiamo il cinema d’autore. Essere qui adesso è come trovarmi a casa, immensamente grato per questo Leone inaspettato che mi colloca in un gruppo del quale, senza falsa modestia, non so se merito di far parte: Buñuel, Antonioni, Kieslowski, Pontecorvo, Rossellini, Dreyer e la lista sarebbe ancora molto lunga. Da questo olimpo pieno di leoni ringrazio con tutto il cuore per il leone a tutta la mia carriera che oggi ricevo. Ugualmente devo ringraziare il cinema italiano e la musica italiana per la continua ispirazione che hanno offerto alla mia vita e al mio lavoro. La mia infanzia e la mia adolescenza sono state segnate dalla musica italiana e, tra tutti i generi cinematografici che mi hanno influenzato, sottolineo in particolare il neorealismo italiano, credo sia l’unico stile narrativo rimasto sempre attuale, senza bisogno di aggiornarsi, come avviene per tutti gli altri generi».