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Blusanza, l’album d’esordio di Setak

Bluanza

Esce oggi Blusanza, l’album d’esordio del cantautore Nicola Pomponi, in arte Setak. Originario di Penne, un piccolo paese in provincia di Pescara, ma da anni residente a Roma, Setak raccoglie queste prime 11 canzoni in un album corale, intimo e sincero, in cui gli incontri, le esperienze, le visioni e i personaggi descritti vengono cantanti con arte e sapienza, in una sorta di Spoon River nostrana.
Setak aveva già fatto parlare di sé un anno fa, quando pubblicò su youtube il video del brano Marije, riscontrando subito l’attenzione di pubblico e critica. A questo, sono poi seguiti i video di Dumane ha ‘ggià ‘rrivate e Alè Alessa’, fino alla pubblicazione di questo atteso primo album che verrà presentato domenica 26 maggio, all’Auditorium Parco della Musica di Roma.
Il nome Blusanza, ovvero blues e transumanza, sentimento e appartenenza, vuole intendere una condizione dell’anima, uno sguardo sul mondo, la ricerca delle radici e gli spostamenti continui, nella ricerca continua di un nuovo futuro. Attraverso questo “meticciato dell’anima”, Setak riesce a scavare nei ricordi, trovando emozioni potenti e senza tempo grazie alle quali, anche gli ascoltatori, possono orientarsi e riconoscersi.
«Questo disco – afferma Setak – é nato dall’esigenza di sintetizzare tutte le mie esperienze musicali e umane, il rapporto con la mia terra e con il mio dialetto, tutta la musica con cui sono venuto a contatto. Il risultato è una miscela di influenze musicali (blues, imprescindibile per la mia formazione, e varie altre musiche del sud del mondo), su cui ho innestato il dialetto della mia terra adeguandolo espressivamente a una mia personale esigenza di intimismo».
La scelta di cantare in abruzzese, quindi, è legata a un’esigenza puramente espressiva e melodica, e non a una tradizione popolare. In questo senso, l’arte di Setak diventa contemporanea e attuale, e il dialetto non rappresenta il passato ma il futuro delle radici.
La scelta del nome Setak, non a caso, riassume gran parte dello spirito dell’album. «È lo pseudonimo che utilizzo fin da bambino, – racconta Nicola – ed è allo stesso tempo un omaggio alle mie origini. I miei antenati erano setacciari, costruivano strumenti per filtrare la farina. I soprannomi, nei paesi, sopravvivono al passare del tempo e delle persone che li portano».

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