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Presentato in anteprima mondiale alla 75° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, esce finalmente nelle sale italiane, dal 1° gennaio 2019, l’attesissimo film diretto da Luca Guadagnino: Suspiria. E’ senza dubbio un progetto coraggioso e appassionante che il regista italiano (candidato Oscar per Chiamami col tuo nome) ha voluto realizzare dopo un episodio scaturito dall’età di 10 anni, quando vide per la prima volta la locandina della pellicola originale di Dario Argento: «Non sapevo di cosa parlasse il film – ricorda – Non sapevo che il titolo fosse latino. Ma l’immagine era talmente forte che iniziò a crescere dentro di me sempre di più. Noi attraversavamo quel paese ogni giorno ma l’unico vero momento che contava per me era quello in cui passavamo vicino al cinema così da ammirare nuovamente quella locandina. È così che ho scoperto Dario Argento e Suspiria, e ho iniziato a comporre dentro di me una delle mie identità primarie, come regista e come uomo».
La versione di Suspiria, rivisitata da Luca Guadagnino, vanta un cast femminile molto importante, tra cui il premio Oscar Tilda Swinton, Dakota Johnson, Chloë Grace Moretz, e Mia Goth. Inoltre si avvale della musica composta dal cantante dei Radiohead Thom Yorke.
Dakota Johnson torna così a lavorare con Luca Guadagnino, dopo A bigger splash, nel 2015. Fu proprio durante la lavorazione di quel film che il regista le parlò per la prima volta di Suspiria. «Mi disse che pensava di farne una rivisitazione e mi chiese se avessi voluto lavorare nuovamente con lui», dice l’attrice. «Eravamo ormai così innamorati professionalmente l’uno dell’altra che avrei fatto qualsiasi cosa per farmi dirigere da Luca. Adoro i film sulla danza, adoro i film sulle donne e sui loro tira e molla, e adoro i film sulla stregoneria – continua l’attrice – mi hanno sempre affascinata».
Se la fotografia della pellicola originale di Dario Argento venne realizzata da Luciano Tovoli, nel remake di Guadagnino è stata affidata a Sayombhu Mukdeeprom, conferendo uno stile visivo spontaneo dall’ambientazione stessa, come sottolinea il regista stesso: «Volevamo raccontare una storia ambientata a Berlino, nel 1977, e volevamo fare un film di quell’epoca come se anche noi fossimo lì, che è lo stesso spirito che ho avuto nel ritrarre gli anni ’80 in Chiamami col tuo nome».
Il ritmo del racconto è scandito ovviamente dalla danza, portando il pubblico dentro ad un incantesimo e ad un livello tale da percepire il movimento delle ballerine come permeato da una forza potente e primordiale. E qui è stato fondamentale l’apporto del coreografo Damien Jalet. «Volevo stare lontano dall’idea che fosse un film sulla danza classica – dice Luca Guadagnino – Per me, il radicalismo della danza contemporanea era la cosa più importante. La danza, nel film, è profondamente radicata nella carne e nel sangue dei personaggi e non volevo che fosse un’occasione per un breve momento di bellezza ed armonia in movimento. Volevo che la danza rappresentasse ciò che queste persone sono e come si comportano».
Guarda il trailer del film.