I prezzi dei lingotti d’oro sono scesi al loro livello più basso da una settimana a questa parte, sulla scia di un dollaro più solido, a sua volta frutto del fatto che la Federal Reserve degli Stati Uniti ha indicato che la propria politica è quella di aumentare ancora i tassi di interesse in modo graduale. Una tendenza che, di contro, ha abbassato la domanda di lingotti, favorendo gli impieghi in asset denominati in valuta verde.
E così, l’oro ha perso circa l’1 per cento durante la settimana, per il suo più grande declino settimanale dalla settimana del 17 agosto. I tassi di interesse più alti da parte della Fed aumentano d’altronde i costi di opportunità di tenuta dell’oro, che non paga gli interessi e sostiene i costi per immagazzinare ed assicurare il metallo prezioso, con conseguente declino del prezzo nel mercato a pronti.
L’oro è finito con l’esser sotto (eccessiva?) pressione a causa di un dollaro più forte e la dichiarazione del FOMC che indica che ci sarà un aumento dei tassi a dicembre e altri quattro nel 2019, vanno a rafforzare le prospettive per il dollaro sul lungo termine, mettendo appunto sotto pressione ribassista i metalli preziosi. A sua volta, sotto la pressione di un biglietto verde più forte che renderanno più costose le operazioni per gli acquirenti non statunitensi di materie prime denominate in dollari, si prevede che i metalli preziosi denominati in valuta verde continueranno a scendere nel breve-medio termine.
Passando al greggio, i mercati petroliferi sono rimasti deboli a causa dell’aumento dell’offerta e delle preoccupazioni di un rallentamento economico dei prezzi, con il greggio americano ora in calo del 20 per cento dall’inizio di ottobre ad oggi. I futures del greggio degli Stati Uniti con il West Texas Intermediate (WTI) sono stati pari a a 61,63 dollari al barile, in calo di 4 centesimi di dollaro dall’ultimo aggiornamento, mentre i futures del greggio Brent del primo mese sono stati pari a 70,79 dollari al barile, 14 centesimi sopra la loro ultima chiusura. I prezzi del greggio hanno soggiornato ai minimi degli ultimi otto mesi, mentre gli investitori si sono concentrati sull’aumento dell’offerta globale di greggio, che sta aumentando più velocemente di quanto molti si aspettassero.
Il mercato ha fatto il punto sulla situazione di una produzione record di greggio statunitense e i segnali provenienti da Iraq, Abu Dhabi e Indonesia indicano che la produzione crescerà più rapidamente del previsto nel corso del 2019, a meno che l’OPEC non preveda ulteriori tagli alla produzione. Ricordiamo che per poter effettuare operazioni sul Forex o sul greggio è sufficiente utilizzare una piattaforma di trading abilitata a tali transazioni: se desiderate saperne di più, vi invitiamo a leggere trade.com recensioni, o opinioni su altri broker di primissimo livello internazionale, che potranno certamente accompagnarvi in maniera sostenibile e soddisfacente nel compimento delle operazioni di trading su questi settori, particolarmente gettonati dagli investitori che desiderano speculare sul breve o brevissimo termine temporale.
Foto: Pixabay