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Considerata da molti la prima food blogger italiana, con circa un milione di follower tra Facebook e Instagram, Chiara Maci è pronta per la sua nuova avventura televisiva: il prossimo 12 novembre la rivedremo come giudice,
Tra gli impegni televisivi e la sua intensa attività di blogger, Chiara riesce comunque a dimostrarsi anche una super mamma, trasmettendo ai figli Bianca e Andrea i valori e i piaceri di una sana alimentazione. E’ la compagna di Filippo La Mantia, oste e cuoco dell’omonimo ristorante, con il quale ha scritto il libro Ma tu come la fai la caponata? La nostra storia d’amore in cucina (edito da HarperCollins Italia): «Nel libro si parla più dei nostri scontri quotidiani e la gente, incuriosita, si diverte», sottolinea Chiara. «Io e il mio compagno rappresentiamo due culture gastronomiche diverse e sui social si alimentano dei veri e propri scontri generazionali».
All’inizio della tua attività di blogger, o influencer, come si dice oggi, ti eri posta l’obbiettivo di raggiungere la popolarità oppure pensavi solo di mostrare i post ad un numero limitato di follower?
«A me piace ancora essere chiamata blogger perché nasce tutto da un blog, e quindi mi piace l’idea che sia tutto legato a un blog iniziato quasi dieci anni fa. All’epoca di blog ce n’erano pochi, soprattutto nel mondo food. Non c’erano i social network, tranne Facebook; non esisteva Instagram, non esisteva la figura dell’influencer, non esisteva neanche l’idea di un lavoro legato a questo. Io l’ho fatto per essere letta dalle persone. Successivamente ho scoperto che poteva anche diventare un lavoro. Dopo il primo anno ho iniziato a fare televisione legata al mondo della cucina. Nei primi anni il mio è diventato il blog più seguito d’Italia, ed è stata un’esplosione che nessuno si aspettava. Ancora oggi i numeri che faccio con il web sono superiori a quelli della televisione. Questo perché negli anni ho fatto un lavoro di fidelizzazione delle persone che mi seguono; infatti mi seguono quasi le stesse persone da sempre».
Quando hai scoperto la passione per la cucina?
«La passione per la cucina è nata dalla famiglia, nel senso che i vengo da una famiglia di gastronomi: mia madre è docente di sommelier, oltre a essere una bravissima cuoca. Mio padre è un grande appassionati di vini e ristoranti e sono cresciuta in una famiglia dove le vacanze si decidevano in base a dove erano i ristoranti. Così mi sono trovata, a 20 anni, a possedere un bagaglio culturale, regalatomi dai miei genitori, diverso da tutti i miei coetanei. A casa mia c’è sempre stato il culto dell’ingrediente».
Secondo te la cultura media degli italiani in fatto di cucina è sufficiente?
«Secondo me no. Io lo capisco quando giro nelle case delle persone a vedere come cucinano, ma anche dagli amici. Una persona non può permettersi di giudicare se non conosce tante cose, se non ha girato. Ad esempio io per dire se una caponata e buona devo averne mangiate almeno 100, perché devo capire; non posso giudicare dall’inizio: devo conoscere la tradizione, come viene rielaborata, come viene trattato un ingrediente… Alla gente, secondo me, oggi piace molto questa moda del food: tende a criticare, a mangiare, magari ad andare anche nei posti alti però poi a casa proprio non sa trattare il cibo. La cultura è saper rispettare il cibo. Vuol dire che anche se hai un ingrediente buono, non c’è bisogno di lavorarlo in chissà quanti modi o cuocerlo a bassa temperatura, oppure metterci una salsa pazzesca. Basta saperlo trattare bene. Può essere anche mangiato crudo. Quindi la cultura consiste in questo secondo me, non tanto nell’alta cucina. Anche perché uno a casa non mangia l’alta cucina. Persino il saper fare uno spaghetto al pomodoro buono è saper cucinare. Proprio lo spaghetto al pomodoro è la cosa che ho visto fare nei modi più assurdi in assoluto. Ma anche in ristorazione: se tu chiedi uno spaghetto al pomodoro la gente va giù di testa, perché nella sua semplicità tu devi dare una forza di garanzia e di risultato. Come l’aglio, olio e peperoncino: sono quelle basi che non è facile preparare, perché non è scontato. Così come con la frittura: sai quanta gente a casa sbaglia la temperatura dell’olio, frigge male, mangia male? Friggere male significa mangiare dei grassi sbagliati che fanno male al corpo. Quindi non è solo di una questione di moda ma anche di salute.
Per me è importante anche l’educazione sul fare la spesa: quante volte la gente compra le cose in offerta e non si occupa minimamente da dove arrivano? A volte conviene comprare una cosa una volta in meno ma comprarla buona».
«Io rispetto tutte le scelte alimentari degli altri. Condanno solo chi obbliga i bambini, i figli a prendere posizioni e scelte che riguardano i genitori. Vedo all’asilo dei bambini che mangiano vegetariano o vegano. Credo che un bambino piccolo non possa decidere di mangiare vegetariano o addirittura vegano, e poi fa male ad un bambino piccolo togliergli le uova, i formaggi, il latte e fagli mangiare solo la soia. Anche perché non abbiamo gli studi sufficienti per sapere tra vent’anni come starà questo bambino. Io credo che sia sbagliato quando una cosa diventa moda. Conosco i vegetariani che si vestono con gli stivali di pelle… ecco queste cose le condanno. Se è una scelta invece radicata da parte di persone veramente vegetariane, che sono veramente convinte, allora le rispetto. Ci sono tante proteine che puoi mangiare in altro modo. Però deve essere una scelta coerente: allora mi togli anche la borsa di pelle, la pelliccia, lo stivale e altre cose, perché un vero vegetariano lo deve essere non solo dal punto di vista alimentare».
C’è competizione tra te e il tuo compagno?
«Competizione no: non andiamo d’accordo su niente, dal punto di vista della cucina. L’atteggiamento intelligente è quello di quando ci si mette e si impara l’uno dall’altro. Ad esempio io uso aglio e cipolla dappertutto, mentre lui non li usa da nessuna parte, da sempre, così io ho imparato a fare tante cose senza aglio e cipolla.
Lui è più per la cucina di istinto, non esistono dosi; io invece sono un po’ più per la tecnica. Siamo anche due generazioni diverse e abbiamo due vite abbastanza diverse. Lui cucina per un ristorante; io a casa o per le aziende».
Dal prossimo 12 novembre ti rivedremo in TV con “Cuochi e Fiamme”. Ci saranno novità?
«Il format è lo stesso. Si ride tanto perché ci sono concorrenti molto simpatici. La giuria invece è completamente nuova. Ci sono io e gli altri due nuovi (Lorenzo Sandano e Debora Villa, ndr). Lorenzo è veramente bravo: è un ragazzo molto giovane che sa molte cose di cucina. Debora è un’attrice comica, anche lei veramente molto brava. Devo dire che io Debora e Lorenzo ci siamo trovati benissimo insieme, per cui, secondo me, questa è una cosa molto bella che si percepirà anche a casa».
Photo credits: Alex Alberton e Silvia Pellegrinato – Giulia Gattiglia