L’universo mitologico della Marvel posta in sala, dal 14 febbraio, uno dei suoi supereroi più innovativi e avvincenti: Black Panther. Il nuovo film, diretto da Ryan Coogler, racconta la storia di T’Challa, tornato nell’isolata e tecnologicamente avanzata nazione africana Wakanda, dopo la morte di suo padre, il Re del Wakanda, per succedergli al trono e prendere il suo posto come legittimo re. Ma quando un vecchio e potente nemico farà ritorno, il suo ruolo come sovrano e la sua identità come Black Panther verranno messe alla prova e T’Challa sarà trascinato in un tremendo conflitto che metterà a rischio il destino del Wakanda e di tutto il mondo.
Costretto ad affrontare tradimenti e pericoli, il giovane Re dovrà radunare i suoi alleati e scatenare tutto il potere di Black Panther per sconfiggere i suoi nemici, mantenere il Wakanda al sicuro e preservare lo stile di vita del suo popolo.
«Black Panther ha alle spalle una storia ricchissima», afferma il regista. «È uno di quei personaggi che si sviluppa a partire da ciò che l’ultimo custode della storia ha fatto. Ogni tanto arrivano alcuni autori che inseriscono alcune novità a proposito del Wakanda o creano nuovi personaggi e col passare del tempo questi personaggi si sviluppano e crescono grazie ad altri autori. Quindi ci siamo basati su questo».
Il film non parla solo di Black Panther ma anche sulla nazione del Wakanda e sui suoi abitanti: «Vedremo gli amici di T’Challa, le persone con le quali è cresciuto, le persone di cui deve occuparsi, gli individui ai quali deve rispondere una volta sedutosi sul trono», commenta il regista. «E tutto ciò è estremamente importante. Volevamo che il Wakanda sembrasse un posto reale, come quando incontri un newyorkese. Anche se non sei stato a New York, riesci a capire che tipo di posto è grazie ai suoi abitanti».
La visione della pellicola è emozionante, ma allo stesso tempo ricca di perfette scene d’azione e di lotta, che riescono ad incastrarsi perfettamente nella narrazione della storia. «E’ stato bellissimo collaborare con questi ragazzi (stuntman, n.d.r.) per delineare lo stile dei movimenti», racconta Chadwick Boseman. «Per me è stata una delle cose più divertenti. È come una danza. Una parte di me voleva essere sicura di utilizzare movimenti e arti marziali africane in modo autentico per raccontare la storia del Wakanda come nazione militare. Sono stati apertissimi alle mie proposte. A volte sembrava che ci stessimo allenando per un combattimento vero. Quindi è stato divertente».
Per rendere ancora più autentiche le scene di lotta, il cast e gli stuntmen hanno studiato le percussioni africane suonate dal musicista Jabari Exum, proprio per dare ai propri movimenti la stessa qualità musicale presente in molte arti marziali africane.
Il personaggio di Black Panther divenne presto uno dei più amati da parte degli appassionati, anche per questioni sociali, abbattendo diversi confini razziali e culturali. Non a caso l’immagine di un re africano e del suo eroico alter ego ha continuato a conquistare numerosi fan nel corso degli anni.
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