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Almost Dead: dalla vittoria al Fantafestival, ad apripista del cinema indipendente

Almost Dead

Giorgio Bruno e Daniele Gramiccia, regista e produttore associato di Almost dead, pellicola vincitrice dell’ultima edizione del Fantafestival, come miglior lungometraggio italiano, raccontano la loro avventura. Il thriller vede protagonista Hope (Aylin Prandi), una giovane donna che si sveglia in una macchina sul ciglio di una strada deserta, seduta al fianco del cadavere di una donna. L’opera è caratterizzato innanzitutto dalla location, in questo caso un’automobile, divenuta parte integrante nello sviluppo della narrazione e del pathos filmico. L’atmosfera claustrofobica e oscura di Almost Dead, dal ritmo moderno e veloce, accompagnano lo spettatore dal genere thriller, al post-apocalittico, al film psicologico, all’horror.
«L’idea, nasce da un incubo avuto da ragazzino», rivela il regista tornato dietro la macchina da presa a quattro anni di distanza da Nero Infinito (2012), suo lungometraggio d’esordio. «Pensavo che se un sogno fatto da ragazzino mi avesse turbato tanto, sullo schermo avrebbe potuto trasmettere le stesse sensazioni al pubblico, ma volevo andare oltre la semplice paura che può generare un film horror, provando a raccontare emozioni e riflessioni sulla vita e sulla morte».
L’atmosfera claustrofobica rappresentata in Almost Dead può essere vista anche come metafora delle paure individuali delle persone appartenenti alla società odierna. «L’horror spesso, offre spunti di riflessione – continua Bruno – e nel mio piccolo, volevo che anche Almost Dead, desse qualcosa di più che un semplice sobbalzo sulla sedia. Credo che molti si rispecchieranno nel personaggio di Hope».
Questa vittoria al Fantafestival offre sicuramente un valido apripista a nuovi orizzonti professionali per Giorgio Bruno, il cui gusto cinematografico va anche oltre il genere horror: «Ho sempre stimato Giuseppe Tornatore, mentre in ambito internazionale direi Peter Jackson, per il cinema coraggioso dei suoi esordi, così come Sam Raimi. Ma il cuore, va al compianto George Romero, che ha influenzato profondamente il mio percorso artistico».
Il successo di Almost dead è ovviamente anche il frutto di una scommessa produttiva, così come sottolinea Daniele Gramiccia: «Quando ho visto il premontato del film, ho subito capito che poteva essere una chance importante e ho chiesto a Giorgio come avrei potuto collaborare alla finalizzazione del film. Da lì in poi, ho dato il mio apporto e ne sono felice».
Nella realtà del cinema indipendente italiano è alquanto complicato farsi notare, ma ovviamente non impossibile. Il genere horror, inoltre, appartiene ad una nicchia: «Il box office di questi anni – aggiunge Gramiccia – ci hanno dimostrato che la cosiddetta nicchia si è espansa e che il genere horror abbraccia più utenti. Ma la particolarità di Almost Dead, che lo rende vincente, è un mix di generi, prevalentemente horror/dramma».

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