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L’evolversi della comunicazione digitale, con i social media e le piattaforme di content management system, hanno dato vita a nuove figure professionali che quotidianamente si confrontano con le modalità di comunicazione proprie dei new media. Allo stesso tempo, a questa facilità di accedere alle nuove tecnologie, si riscontrano problematiche riguardo la mediazione dei rapporti e delle emozioni rispetto alle notizie: i social network, infatti, diventano facilmente anche dei moltiplicatori esponenziale di atteggiamenti violenti. Il criminale, il bullo, lo stalker si nascondono dietro un apparente anonimato che li fa sentire ancor più forti. Per combattere questi fenomeni è necessaria un’accurata prevenzione, una corretta informazione ed una maggiore comunicazione nel rapporto genitori-figli e docenti-allievi ed una convergenza tra famiglie e scuola che miri all’educazione digitale delle nuove generazioni.
Il progetto F.E.I.C.O.M. (Federazione Italiana Comunicatori e Operatori Multimediali) per la tutela digitale dei minori, fortemente voluto dal Presidente della Federazione Davide Antonio Bellalba e dalla Coordinatrice dell’Osservatorio Multimedialità e Minori di Feicom, Simona Durante, mira proprio a contribuire a creare o rafforzare un’opinione consapevole sui rischi del Web.
«Il fatto che ci siano sempre di più strumenti che misurano click sulle hompage dei quotidiani – spiega Paolo Andreotti, Regional Director nella Divisione Microsoft Online – i giornalisti sono fagocitati da questa macchina tecnologica che li obbliga a spingere contenuti che portano più click, e talvolta questi contenuti non sono di qualità, ma vanno a colpire quello che attualmente è il più grosso problema dei media, ovvero è il calo della fiducia».
Secondo Marco Ghigliani, Amministratore Delegato di LA 7, «in questo profondo cambiamento che la Rete e i Social hanno portato nel mondo dei media, la televisione mantiene un ruolo da protagonista. Web e Social si alimentano e trovano nella centralità dei contenuti televisivi come una fonte principale: quello che è cambiato è la fruizione degli stessi contenuti televisivi che arriva da esperienze di consumo individuali diversificate».
Foto: Pixabay, Francesco Ghignoni