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MedFilm Festival, al via la 23° edizione

MedFilm Festival

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Dal 10 al 18 novembre torna a Roma Torna il MedFilm Festival, il primo e più importante evento in Italia dedicato al cinema del Mediterraneo. La rassegna, diretta da Ginella Vocca, si terrà il Cinema Savoy e il MACRO – Museo di arte contemporanea di Roma.
Alla conferenza stampa di presentazione, oltre alla direttrice del MedFilm, sono intervenuti Abdel Ihamid Senouci Bereksi, Ambasciatore Repubblica di Algeria in Italia; Moez Sinaoui, Ambasciatore della Tunisia a Roma; Silvia Costa, parlamentare Europea; Nicola Borrelli, Direttore Generale per il Cinema – Ministero dei Beni Culturali e del Turismo; Massimiliano Smeriglio, Vice Presidente Regione Lazio e Lidia Ravera, Assessore alla Cultura e Politiche Giovanili Regione Lazio.
«Credo che oggi pensare al valore di questo dialogo interculturale affidato alla libera e autonoma circolazione di artisti, cineasti, scrittori e maestranze, sia un riconoscimento ancora più significativo per questo bellissimo festival – ha dichiarato l’On. Silvia Costa – perché sappiamo bene cosa succede quando questo corridoio, questa comunicazione, si interrompe».
Anche l’Ambasciatore Repubblica di Algeria in Italia ha sottolineato l’importanza di questo dialogo interculturale: «Sono convinto che la cultura in generale, e il cinema in particolare, abbiano una straordinaria capacità di trasmettere un messaggio universale: quello della diversità, della condivisione e della pace. Un messaggio che attraversa tutte le frontiere, tutte le appartenenze e tutte le età. E’ per questo motivo che il nostro impegno a favore della promozione e dello scambio culturale con l’Italia, in particolare, e il mediterraneo, in generale, è molto forte».
Quello che piace di più di questo festival, secondo Moez Sinaoui, Ambasciatore della Tunisia a Roma, è «l’atteggiamento verso la sponda Sud del Mediterranieo», che ha poi ringraziato l’On. Silvia Costa per il suo impegno a includere anche la Tunisia nel programma dell’Europa Creativa.
Per Ginella Vocca, il Festival rappresenta un «canale aperto, un corridoio umanistico che va anche verso sud, perché MedFilm porta il cinema italiano nei paesi del Maghreb, abbiamo appuntamenti con la Tunisia, l’Algeria, il Marocco, l’Egitto; e viceversa consentiamo l’avvicinarsi di queste culture».

Il programma si preannuncia molto interessante, con ben 98 film provenienti da 34 paesi, due i Paesi Ospiti d’onore: Algeria e Tunisia.  Ad aprire il festival in anteprima italiana, il film tunisino La bella e le bestie, della pluripremiata regista Kaouther Ben Hania che, con una messa in scena teatrale dai toni dark, racconta la questione delle donne nel mondo arabo, e non solo, attraverso la storia di una giovane e bella studentessa che dovrà combattere per i propri diritti e la propria dignità. Il film sarà distribuito in Italia da Kitchen Film.

Il Concorso ufficiale – Premio Amore&Psiche, curato da Giulio Casadei, comprende otto film, di cui cinque candidati ai premi Oscar per i rispettivi paesi di appartenenza: l’algerino Until the Birds Return di Karim Moussaoui, il palestinese Wajib di Annemarie Jacir, lo spagnolo Summer 1993 di Carla Simon, il marocchino Razzia di Nabil Ayouch ed il bosniaco Men Don’t Cry di Alen Drljević. Completano la selezione: il libanese Martyr di Mazen Khaled, il turco Inflame di Ceylan Özgün Özçelik ed il già citato La bella e le bestie.

Il Concorso Documentari – Premio Open Eyes, curato per la settima edizione consecutiva da Gianfranco Pannone, presenta dieci film che offrono una nuova mappatura del mondo, affascinante e sbilenco.

Tra i titoli più importanti spiccano il siriano Taste of Cement di Ziad Kalthoum, dove i profughi siriani lavorano da operai nei palazzi in costruzione di una rutilante Beirut, il libanese Panoptic della regista Rana Eid, lettera ad un padre sottoforma di viaggio sotterraneo nel rimosso di Beirut, l’italiano Babylonia mon amour di Pierpaolo Verdecchi che propone un ritratto discreto e toccante del quotidiano di una comunità di rifugiati senegalesi a Barcellona. L’austriaco Sand and Blood di Matthias Krepp e Angelika Spangel, si compone interamente di materiale video pubblicato su internet, filmato da attivisti, combattenti e civili siriani ed iracheni. L’algerino Of Sheep and Men di Karim Sayad, potente documentario che tratteggia il rapporto complesso e viscerale che lega uomo, animale e natura, ed il marocchino Crossing the Seventh Gate di Ali Essafi, intenso ritratto di Ahmed Bouanani, regista, poeta e scrittore che ha segnato la storia del cinema marocchino.

Per il Concorso Cortometraggi – Premio Methexis e Premio Cervantes, curato da Alessandro Zoppo, troviamo venti film in programma, un’indagine del Mediterraneo oggi che utilizza sia il filtro della memoria storica sia l’avanguardia di uno sguardo sul presente. Tra i titoli in programma, le anteprime italiane della fiaba dark AniMal dei gemelli iraniani Bahman e Bahram Ark, l’ironico e toccante ritratto di famiglia Los Desheredados della spagnola Laura Ferrés, lo sconvolgente revenge movie Le Bonbon del tunisino Abdelhamid Bouchnak, il provocatorio collage minimalista – tra chitarre metal, animazioni ed Edith Piaf – Alazeef dei fratelli iracheno-americani Fady e Saif Alsaegh.

Tra le novità di questa edizione, spicca sicuramente l’iniziativa “Ho girato un mondo”: I corti di Torno Subito Cinema. Si tratta, appunto, di nuova sezione competitiva che presenterà in anteprima 16 cortometraggi realizzati da altrettanti vincitori del bando “Torno Subito”, il programma di interventi che finanzia progetti presentati da giovani universitari o laureati dai 18 ai 35 anni, articolati in percorsi integrati di alta formazione ed esperienze in ambito lavorativo, in contesti internazionali e nazionali. L’idea è dell’Assessorato alla Formazione, Ricerca, Scuola, Università e Turismo della Regione Lazio, che con Torno Subito ha promosso un piano di sviluppo di percorsi di formazione e di sperimentazione di esperienze lavorative.
Il manifesto del Festival di quest’anno è rappresentato dallo sguardo di Medea, simbolo dell’universo naturalistico e culturale che ha contribuito in maniera decisiva, durante i secoli, a determinare la dimensione umana, filosofica, politica dell’essere umano di oggi. Gli occhi di Medea sono gli occhi delle donne del Mediterraneo consapevoli del trasformarsi del mondo, che non si piegano alla nuova legge del patriarcato, qualunque sia il prezzo da pagare per questo. Gli occhi di Medea sono gli occhi pieni di amore per l’arte di Maria Callas, a quarant’anni dalla sua scomparsa, sono gli occhi di Pasolini, che quarantotto anni fa realizzò un indimenticabile versione della tragedia di Euripide, magico incontro di volti e scenari mediterranei.
Infine ricordiamo il Premio alla Carriera 2017, che andrà a Merzak Allouache, regista che da oltre quarant’anni descrive, interroga e riplasma, con la passione del cittadino indignato e la geometrica esattezza dell’artista che si mette in gioco, il paesaggio sociale più marginale e incandescente del suo paese, i dolori, le gioie, le lotte e le speranze di chi è travolto da avvenimenti di cui è attore e vittima.