Giuseppe Fiorello torna su Rai 1 con una miniserie in due puntate (20 e 21 febbraio) intitolata “I fantasmi di Portopalo”. Basata su una storia vera, la vicenda racconta una tragedia accaduta il giorno della vigilia di Natale del 1996. Il pescatore Saro Ferro (Giuseppe Fiorello) salva un naufrago al rientro da una battuta di pesca nel mare in tempesta. È un adolescente dai tratti indiani che non ricorda nulla di sé, né come si chiama, né da dove arriva e neppure com’ è finito in acqua. Nei giorni successivi altri pescatori, e lo stesso Saro, pescano cadaveri in mare.
Né i giornali né le Istituzioni sono al corrente. Ma chi dovrebbe metterli in allerta? L’avvio di qualsiasi indagine causerebbe la chiusura dello spazio di pesca per un tempo indeterminato, e le famiglie dei pescatori vivono solo di questo. E’ così che la comunità di Portopalo si richiude nell’omertà. Ma il pescatore Saro Ferro diventa il motore di questa storia civica di coraggio e verità, sentendo l’esigenza di dover raccontare la cruda realtà a un giornalista (Giuseppe Battiston) di un noto quotidiano nazionale.
«Gli elementi che mi affascinano di questa storia sono vari», spiega Giuseppe Fiorello. «Ovviamente il naufragio, la tragedia; il fatto che proprio questa tragedia sia stata un po’ la madre di tutti i successivi naufragi. Avevo capito che questa storia gli abitanti di Portopalo la portassero sulle spalle come un peso molto grande, per via dell’omertà e per il fatto che l’eroe fosse stato soltanto uno. Ma più che omertà credo che sia stata una reazione di paura da parte dei pescatori di Portopalo: paura di gestire una situazione molto grande, che in quell’epoca non trovò facilmente una collaborazione delle istituzioni. Oggi invece è molto più attiva e più presente l’istituzione nei confronti della questione dei migranti. Questo è un film che ci racconta cosa dovrebbe essere l’impegno civile da parte di ognuno di noi, e quanto sia importante dire sempre la verità per tentare di costruire un mondo migliore».
Il tema dell’immigrazione toccato in questa fiction è più che attuale, al punto che anche Giuseppe Fiorello non può esimersi nel pronunciarsi in merito: «Io sono contrario a una gestione dell’immigrazione fatta di muri e di blocchi. Purtroppo non c’è mai una soluzione netta sulla questione, piuttosto prevale quasi sempre l’accusare l’altro di portare avanti un pensiero populista o buonista. Io penso che tutto questo fenomeno andrebbe gestito meglio. Se ben gestita l’immigrazione potrebbe essere anche un valore aggiunto, persino economico. Si possono ripopolare paesi in via di estinzione. Ci sono delle situazioni che dimostrano come l’immigrazione, se ben gestita, non costituisce un problema. Ovviamente se lasciamo gli immigrati stipati in una palestra o lasciati a vagare in cerca del loro sogno, allora è ovvio che la camorra o la mafia si nutrano di questi “fantasmi” privi di una collocazione umana nel nostro Paese. E’ così che nasce la paura nei confronti dell’immigrazione. Noi dovremmo avere paura della politica che non sa gestire l’immigrazione e non degli immigrati lasciati allo sbando».
“I fantasmi di Portopalo” è anche il titolo di un libro scritto dal giornalista Giovanni Maria Bellu (edito da Mondadori), a cui gli sceneggiatori (Giuseppe Fiorello, Paolo Logli, Alessandro Pondi, Salvatore Basile e Alessandro Angelini) si sono liberamente ispirati.
La miniserie, diretta da Alessandro Angelini, è realizzata da Roberto Sessa per Picomedia, in collaborazione con Rai Fiction e Iblafilm.