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Dal 9 novembre, su Canale 5, va in onda la miniserie targata Taodue “Solo”; un viaggio di quattro puntate all’interno della più grande e temuta organizzazione criminale al mondo: la ‘Ndrangheta calabrese.
Il pubblico, attraverso gli occhi di Marco, un agente dello SCO sotto copertura, interpretato da Marco Bocci, verrà guidato alla scoperta di un mondo di omertà, complice del narcotraffico, di estorsioni, traffico d’armi e di esseri umani; attività tipiche della ‘Ndrangheta, radicata sia in Italia che in Germania, in Canada e in Sud America, per un giro d’affari complessivo valutato 44 miliardi di Euro all’anno.
La missione del protagonista è quella di infiltrarsi nella famiglia Corona, che controlla il porto di Gioia Tauro, il più grande snodo per i traffici illeciti nel Mediterraneo.
Le scelte che farà ogni giorno per non far scoprire la sua vera identità lo condurranno in una zona d’ombra dove svanisce il confine tra bene e male, tra l’uomo dello Stato e il criminale. L’infiltrazione nel clan malavitoso porterà Marco in una spirale di violenza senza ritorno che metterà a rischio non solo la sua vita ma anche la sua anima.
«Abbiamo creato una serie che cercasse di rappresentare dinamiche più verosimili possibili – spiega Marco Bocci – rappresentando non solo degli eroi positivi, ma degli esseri umani che si sono battuti fino al midollo, pieni di paure, convivendo con un senso di precarietà e paura in ogni singolo istante».
«Per me è stata una esperienza incredibile», racconta il regista. «Sono praticamente quattro film, di cui ogni puntata diventa ancora più avvincente della precedente. Se siamo riusciti a fare tutto questo è anche grazie a tutti i reparti della troupe. E un poliziesco con una struttura narrativa apparentemente classica. Ma lo scopo del racconto è quello di esplorare le dinamiche umane di un uomo pronto a rischiare tutto per raggiungere il suo obiettivo. Un uomo ossessionato dal suo lavoro, dalla sua missione, unico scopo della sua vita. Il punto di vista della messa in scena per me è stato chiaro da subito, avevo bisogno che lo spettatore vivesse le stesse paure e le stesse inquietudini del protagonista. E per ottenere questo scopo ho fatto uso come già nel mio film (Senza nessuna pietà, ndr) della macchina a mano, linguaggio che rende a mio avviso la narrazione molto asciutta e realistica».
Tra il cast spicca l’ottima prestazione di Peppino Mazzotta, nei panni di Bruno Corona, Diane Fleri, fidanzata e collega di Marco, Renato Carpentieri, nel ruolo di Antonio Corona, e Carlotta Antonelli, la giovane figlia ribelle dei Corona.
Ancora una volta a Taodue Film, guidata da Pietro Valsecchi, è riuscita ad inserire nella serialità televisiva generalista un prodotto caratterizzato da un realismo sorprendente. «La criminalità c’è quotidianamente – afferma Pietro Valsecchi – basta leggere i giornali… io sono terrorizzato. E noi che facciamo i produttori cerchiamo di raccontare delle storie che ci appartengono, ma che la sera vogliamo anche guardare in televisione. Nella mia storia di produttore mi sono più spesso cimentato con serie corali, da “Distretto di Polizia” a “RIS” a “Squadra Antimafia”; qui invece ho concentrato la mia attenzione su un solo personaggio interpretato splendidamente da Marco Bocci. La scelta di farlo entrare da infiltrato all’interno della più chiusa e pericolosa delle organizzazioni criminali, la ‘Ndrangheta, e di costruirgli intorno un racconto in cui la missione poliziesca confligge drammaticamente con la sua vita sentimentale, ha permesso di esplorare nel profondo la psicologia di un personaggio che dovrà compiere scelte drammatiche».