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Alienween, una delle sorprese del Fantafestival

Alienween - Fantafestival

I generi cinematografici orrorifico e fantascientifico, abbandonati ormai da decenni dalla grande produzione nazionale tutta concentrata sulla commedia inesportabile, sono ormai affidati alla passione e ingegnosità di singoli autori che riescono miracolosamente ad autoprodursi e continuano a produrre opere di nicchia ma dignitose, destinate al circuito dei festival, a vendite estere, dove questi generi sono ancora apprezzati, e al mercato sempre più ristretto dell’home video.

Questo film, presentato al trentaseiesimo Fantafestival di Roma, ne è un tipico esempio. La regia è del brillante e coraggioso, per non dire incosciente, Federico Sfascia, anche autore talentuoso della sceneggiatura, che dopo un passato di fumettista e autore di apprezzati cortometraggi, finalmente compie il grande passo e produce un’opera complessa ed emozionante, degna d’essere venduta sui mercati internazionali, anche se destinata a non essere apprezzata nell’ingrata patria. È interpretata da un gruppo di entusiasti giovani attori, già con notevole esperienza, come Guglielmo favilla, Raffaele Ottolenghi e Giulia Zeetti, che meriterebbero di continuare la loro carriera con opere più commerciali e di maggior budget. Difatti, il film, anche se non sembrerebbe data la sua spettacolarità, è in realtà un’operazione a bassissimo costo, che dimostra ancora una volta come il genio italico possa sopperire alla penosa mancanza di mezzi. Il film è un evidente e nostalgico omaggio al grande cinema horror statunitense degli anni Ottanta, sintetizzando la fantascienza de La Cosa di Carpenter con l’horror-splatter de La Casa di Raimi. Si ambienta tutto durante la notte di Halloween, e da qui il suo significativo titolo, in un’imprecisata località di vaga ambientazione americana, all’interno e esterno di un’abitazione che viene usata come rifugio dal solito gruppetto di giovani amici per una trasgressiva nottata a base di droga e prostitute. Il loro divertimento verrà tragicamente e grottescamente rovinato sia da una misteriosa pioggia di meteoriti che porterà una strana invasione di mostriciattoli alieni capaci di produrre sul corpo umano mostruose mutazioni, che dall’inaspettato e umoristico arrivo di un paio di loro fidanzate che complicherà ulteriormente la già intricata situazione. Gli amici e amanti si troveranno assediati nello strano ambiente, tentando disperatamente di scappare e di salvarsi dall’invasione in corso, trasformandosi loro stessi in mostri repellenti, dovendo anche contemporaneamente risolvere le loro non facili relazioni personali sia d’amicizia che d’amore, un’aggiunta drammatica che è originale e non sembra essere ispirata ai più celebri modelli americani dai quali il film nostrano deriva.

È un film, nonostante l’irrisorio costo, tutto basato su semplicissimi ma efficacissimi effetti speciali, che ricordano il notorio Bad Taste del primo Peter Jackson, a cura del geniale e instancabile Marco Camme Camellini, supervisionati dall’esperto Davide Bracci, allievo e collega del grande maestro Sergio Stivaletti. Il tutto accompagnato da una frenetica, coinvolgente e volutamente assordante musica di Alberto Masoni, che enfatizza la sempre più ipercinetica azione tra mutazioni fisiche alla Tetsuo e l’angoscia claustrofobica de La Notte dei Morti Viventi.

Auguriamo al suo ancora giovane autore di poter continuare la sua carriera nel genere prescelto, e di trovare più sostanziosi finanziamenti – anche in forza di questo film – manifesto che ne dimostra tutta la sua genialità e buona volontà – per poter produrre opere di più alto budget e di maggiore commercializzazione.

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