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Forex rivoluzionato se vince Trump negli USA?

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La possibile vittoria di Donald Trump alle primarie repubblicane per la corsa alla Casa Bianca ha portato a dibattiti sempre più aggressivi. A questo contribuiscono soprattutto le dichiarazioni provocatorie di Trump e i pochi temi su cui è incentrata la sua campagna elettorale: sono punti pensati apposta per sollevare un grande polverone e stimolare l’opinione pubblica. Tuttavia sui media italiani si è dato molto poco spazio alle intenzioni di Trump sul mercato del forex, anche se è la prima volta che un politico in campagna elettorale ha parlato di mettere mano al trading valutario.

Considerate le idee del magnate statunitense (sia per mentalità che per la sua appartenenza al mondo dell’imprenditoria), non è difficile immaginare quale sia il suo atteggiamento in campo valutario: infatti Donald Trump è noto per essere un acceso fautore del liberismo spinto e della deregolamentazione dei vari settori dell’economia. Il principio di lasciar spazio alla libera impresa viene ripetuto come un mantra e a volte è portato agli estremi. In particolare il candidato repubblicano pone tra i punti del suo programma l’alleggerimento del carico fiscale a cui sono sottoposti i broker e di snellire gli adempimenti burocratici che devono adempiere le imprese per i servizi di intermediazione nel settore degli scambi valutari. Il secondo cambiamento riguarderà le licenze: per invertire il trend attuale (in base al quale i broker americani non solo si rivolgono a enti europei e asiatici ma operano per lo più all’estero), Trump propone di concedere la licenza a tutti i broker forex e opzioni binarie. Allo stesso tempo si bloccherà l’azione delle aziende non regolamentate per l’accettazione di depositi costituendo un firewall.

Infine Donald Trump auspica una metamorfosi non solo burocratica ma anche culturale: il fatto che molti broker si rivolgano a operatori esteri si spiega con il fatto che gli agenti di vendita non sono sufficientemente preparati per intercettare la domanda e quindi non riescono ad acquisire nuovi clienti o perdono quelli vecchi. Per questo si promette la nascita di scuole di formazione riservate proprio agli agenti del trading.  La spiegazione data dal candidato repubblicano per la riforma del mercato forex rimane comunque un po’ debole sul piano logico. Il successo politico di Trump è legato ai suoi messaggi semplici, strutturati per colpire, provocare e andare dritti al cuore e alla pancia degli elettori. Presentando alcune delle sue prime proposte specifiche, il politico-imprenditore ha definito gli Stati Uniti sull’orlo della recessione e ha definito la riforma del mercato forex come necessaria alla crescita del Paese e a far ritornare grande l’America. Per contrastare la nuova crisi economica imminente si deve dare spazio alle piccole aziende che sono soffocate dalla troppo pesante regolamentazione del mercato forex.

Tuttavia l’interpretazione di Trump secondo cui il mercato forex sia un settore fondamentale per la lotta alla recessione e per la crescita economica statunitense. Il più importante cambio nel mercato del forex è quello euro-dollaro in quanto rappresenta circa un terzo degli scambi che vengono effettuate. Infatti il dollaro e l’euro sono le monete più diffuse in tutto il mondo e le più scambiate a causa del ruolo di grandi potenze economiche degli Stati Uniti e dell’Unione Europea. Alcuni analisti hanno però previsto negli ultimi mesi che una prossima caduta dell’euro a causa del contesto in forte peggioramento in Europa. Anche se fosse una previsione estrema, il dollaro si rafforza maggiormente e più velocemente all’euro. A dimostrazione di questa asserzione vi consigliamo di guardare il grafico euro dollaro per farvi un’idea. È per questo motivo che la recessione imminente prospettata da Trump appare poco credibile.

Sappiamo bene che in campagna elettorale i vari candidati avanzano proposte di qualsiasi genere, ma sarebbe opportuno da parte dei media, e ci auguriamo che negli USA le facciano, fare un po’ di fact checking per smentire quello che viene spesso ripetuto dai politici durante comizi e conferenze stampa.

Photo credits: Michael Vadon (Own work) [CC BY-SA 4.0 ], via Wikimedia Commons