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Han van Meegeren, il più abile falsario di tutti tempi

Han van Meegeren

Il falsario di opere d’arte è sempre stato il più affascinante tra i truffatori. Più che un furfante, spesso è un vero e proprio artista, che spinto dalla vanità, per non essere stato sufficientemente valorizzato dalla critica, non inganna sprovveduti ed ignari compratori, ma collezionisti senza scrupoli, pronti a sborsare cifre astronomiche, anche con transazioni fuori dai canali legali, per quadri che sarebbero dovuti appartenere più ai musei che a collezioni private.
Ogni epoca ha avuto grandi artisti, famosi imitatori. Curiosa la storia del più famoso falsario del XX secolo, l’olandese Han van Meegeren. Una vicenda rocambolesca ed avventurosa che sarà presto un film per una produzione Olandese a firma del regista Rudolf van den Berg.
Giudicato dai suoi maestri non particolarmente dotato, van Meegeren, grande studioso della tecnica dei pittori olandesi del XVII secolo e discreto chimico, si specializzò nelle imitazioni dei quadri di Jan Vermeer, utilizzando tele e pennelli dell’epoca. L’abilità di van Meegeren fu tale che dopo aver grattato il colore da una tela antica, riusciva a riprodurre una perfetta imitazione, conservando ogni minima imperfezione nel nuovo dipinto.
Jan Vermeer era stato un pittore poco conosciuto fino alla seconda metà dell’ottocento, soprattutto per la mancanza di fonti documentali e studi sulla sua opera. Le sue tele esistenti erano tutte di carattere profano, tranne una sola a carattere religioso, un “Cristo in casa di Marta e Maria” esposto nella National Gallery di Edimburgo e autenticato da Abraham Bredius, uno dei massimi esperti in materia dell’epoca che suppose, trovando consenso dalla critica, che sicuramente Vermeer avesse dipinto altri quadri del genere. L’intuizione truffaldina di van Meegeren fu quella di non copiare più i quadri esistenti del pittore Olandese, ma di crearne di “nuovi” a soggetto religioso, con la perfetta aderenza stilistica dell’autore per metterli poi sul mercato, sfruttando l’ansia di successo dei critici ed esperti d’arte che non aspettavano altro di scoprire altri quadri dimenticati del grande artista.
Van Meegeren l’avrebbe fatta sicuramente franca se non fosse stato accusato nel 1947 di collaborazionismo con il nazismo dalle autorità Olandesi, per aver venduto al gerarca Hermann Goering “La Maddalena che lava i piedi a Gesù” attribuito a Vermeer, considerato “l’epoca” un tesoro della nazione. La cosa ancora più curiosa è che le SS pagarono l’acquisto del “falso” Vermeer con duecento tele “autentiche”. Di fatto la truffa paradossalmente tornò utile all’ignara Olanda che per un falso ebbe indietro duecento quadri autentici. Van Meegeren riuscì a beffare perfino lo stesso capo delle SS Heinrich Himmler, vendendogli altri dipinti falsi per un valore di cinque milioni e mezzo di fiorini.
Per evitare una sicura condanna all’ergastolo, van Meeger fu costretto a confessare di averlo dipinto lui il quadro per Goering, oltre ad ammettere altri falsi di pittori famosi come Frans Hals e Pieter de Hooch e almeno altri cinque Vermeer, tra i quali la famosissima “Cena in Emmaus”, ispirato ad un dipinto di Caravaggio, acquistato nel 1937 dal Museo Boymans di Rotterdam per una cifra astronomica.
Le opere di van Meegeren avevano ingannato critici, collezionisti ed esperti dei più famosi musei Europei. Talmente fatte bene che il falsario, per scagionarsi, fu costretto a dipingere in aula un falso Vermeer, ma fu così sfrontato che non accettò di dipingere una copia del “Cristo a Emmaus”, soggetto conosciutissimo e quindi più facilmente riproducibile, ma propose un dipinto completamente nuovo, un “Gesù nel tempio con i dottori” sullo stile di Vermeer per dimostrare non solo la sua innocenza ma anche il suo talento artistico.
Van Meegeren scampò all’accusa di collaborazionismo, ma non poté evitare il carcere per aver venduto opere false. Ancorché condannato, era diventato l’uomo più popolare d’Olanda. Morì in carcere il mese dopo, a 58 anni, proprio mentre la Regina stava per firmargli la grazia, lasciando alla critica il dubbio che ci siano ancora dei falsi “van Meegeren“ esposti in qualche museo.
Si può tranquillamente affermare che esiste la falsificazione fin da quando gli artisti hanno cominciato a firmare le proprie opere. Aristotele scriveva nella “Poetica” che: “l’imitare è connaturato agli uomini fin dalla puerizia e che tutti traggono piacere dalle imitazioni”. Anche i grandi maestri hanno dato il loro nome a opere eseguite da altri; opere spesso anche migliori di quelle attribuibili all’artista stesso, tanto che lo stesso Pablo Picasso affermò che: “Se vedessi un mio falso davvero buono, ne sarei contento. Prenderei subito il pennello e lo firmerei”.

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