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Dittatura europea, Islam e Terza guerra mondiale secondo Allam

Islam. Siamo in guerra

«Se ci limitassimo a ciò che i giornali e le televisioni ci raccontano, sembrerebbe che stessimo vivendo in un contesto più o meno di normalità», così esordisce il giornalista e scrittore Magdi Cristiano Allam alla presentazione romana del suo ultimo libro “Islam. Siamo in guerra”. Si tocca sicuramente un tema scottante per le problematiche, le contraddizioni e il negazionismo che solitamente ruota intorno a questo aspetto della realtà.
Allam, egiziano naturalizzato italiano, musulmano fino all’età di 56 anni, da tempo porta avanti la battaglia per cercare di far luce sulla delicata questione politico-religiosa: «Ci raccontano che c’è una crisi, ed è vero, e la situazione ‘sta migliorando’. La realtà è diametralmente opposta. Questa è la Terza guerra mondiale, che si svolge sia su un fronte economico-finanziario che vede gli italiani, e non solo, impoverirsi sempre più, con la devastazione dell’economia reale a vantaggio della finanza speculativa globalizzata, e il fronte valoriale-sociale, che a sua volta ha due aspetti preoccupanti: il primo è che riguarda l’immigrazione. C’è in corso un’invasione di clandestini epocale, e accade non casualmente. Nulla di ciò che oggi stiamo subendo è casuale.
L’altro aspetto di questa ‘guerra’ è quello che riguarda l’Islam, che si manifesta sia attraverso il terrorismo dei tagliagole, coloro che sgozzano, decapitano e massacrano, sia attraverso quel terrorismo che io definisco dei ‘taglialingue’: sono quelli che fanno leva sulla nostra ingenuità, ignoranza, interessi economici e collusione ideologica da parte di chi continua a ripetere che l’Islam sarebbe una religione di pace e d’amore. I ‘taglialingue’ sono anche coloro che riescono ad imporci la legittimazione dell’Islam come religione, sullo stesso piano dell’ebraismo e del cristianesimo, riuscendo di conseguenza a ottenere una rete sempre più capillare e diffusa di moschee e scuole coraniche, centri studi, di formazione, e che sono particolarmente impegnati a codificare il reato di islamofobia. E lo fanno con i nostri soldi: l’Unione Europea sta elargendo un fiume di denaro agli islamici che operano per accreditare l’Islamofobia quasi fosse un reato di natura razziale».
Secondo Allam il punto di partenza per fronteggiare questa sorta di Terza guerra mondiale consiste nel superare una difficoltà culturale nel prenderne atto: «L’impegno che io mi propongo è quello di assicurare che le persone possano disporre di un informazione corretta affinché si aprano le menti, prendendo atto della corretta rappresentazione della realtà nel suo insieme».
Alla domanda del perché non sarebbe credibile l’esistenza di un Islam moderato, costituito da persone che vivono la propria religione con tolleranza, senza necessità di imporre o conquistare, Allam risponde: «Proprio nell’introduzione del mio libro ho voluto subito evidenziare la distinzione che ho sempre fatto tra una dimensione delle persone e della religione. Ognuno è la sintesi di quello che è stato il proprio percorso personale, familiare, comunitario, educativo, culturale, economico, politico e anche religioso. Quindi ciascuno va considerato nella proprio specificità e responsabilità soggettiva. Diverso è il discorso dell’Islam come religione, che è immutabile nel tempo e nello spazio, perché mentre il cristianesimo è la religione del Dio che si fa uomo e che si incarna in Gesù, l’Islam è, all’opposto, una religione che si fa testo e che si ‘incarta’ nel Corano. Per i musulmani il Corano ha la stessa valenza che Gesù Cristo ha per i cristiani. Si dice che il Corano sia un archetipo celeste, che è sempre stato al pari di Allah, quindi opera increata, della stessa sostanza di Allah. Ecco perché mentre fede e ragione convivono nel cristianesimo, dove Dio si è fatto uomo, e l’uomo è concepito a immagine e somiglianza di Dio, nell’Islam questo non può sussistere. Se infatti noi dovessimo fare riferimento alla ragione entrando nel merito dei contenuti del Corano, allora metteremmo in discussione Allah stesso. La violenza intrinseca nell’Islam emerge sia nella sua storia che nella corretta, univoca lettura del Corano che è Allah che si invera. Ci sono una serie di versetti che non sono interpretabili in modo diverso. Ad esempio nei versetti 12-17 della Sura ottava del Corano Allah stesso dice: “Getterò il terrore nel cuore dei miscredenti. Colpiteli tra capo e collo. Non siete certo voi che li avete uccisi: è Allah che li ha uccisi”. Un Dio orgoglioso di aver ucciso i nemici dell’Islam non può essere in alcun modo paragonato a Gesù Cristo, che non ha mai ucciso nessuno».
Allam specifica inoltre che il corretto credente praticante musulmano, nell’arco delle cinque preghiere obbligatorie giornaliere, esegue diciassette unità adorative, in cui condanna gli ebrei (“coloro che sono incorsi nella tua ira”, riferito ad Allah, ndr) e i cristiani (“coloro che vagano nell’errore”) di miscredenza.
Partendo dalla certezza di essere l’unica vera religione, l’Islam, sempre secondo Allam, si propone la «missione di sottomettere l’intera umanità», così come si potrebbe tranquillamente dedurre da un’analisi storica caratterizzata dalla conquista. «Conoscere la storia è fondamentale – prosegue Allam – perché noi oggi ci comportiamo con quell’ingenuità di chi si sveglia la mattina dicendo che il mondo e la storia iniziano da oggi».
Nel libro si tocca anche la tematica della figura della donna: «Nel Corano si concepisce la donna come antropologicamente inferiore rispetto all’uomo. Una donna vale la metà di quel che vale un uomo; eredita la metà e la sua testimonianza vale la metà. Nel corano inoltre si legittima la schiavitù delle donne e dei bambini. Maometto sposò Aisha quando lei aveva sei anni, consumando il matrimonio quando ne aveva nove. Per i teologi ortodossi una bambina di nove anni è legittimata a prestarsi sessualmente. Anche oggi le bambine ridotte in stato di schiavitù sono costrette a prostituirsi».
L’autore del libro sottolinea che «I terroristi dello Stato Islamico sono quelli che più di altri ottemperano in modo letterale e nella sua integralità ciò che è scritto nel Corano».
Anche la denuncia fatta nei confronti del governo italiana appare piuttosto forte è cruda, sebbene difficile da smentire se si analizza la realtà di tutti i giorni: «Chi ci governa evidentemente non è animato dall’amore per gli italiani: pensano di risolvere il crollo demografico spalancando le frontiere. Questo perché lo Stato ci considera solo da un punto di vista quantitativo, come semplici produttori e consumatori di materialità, facendo finta che non fossimo depositari di radici, valori, identità e civiltà. Questa strategia si raccorda con quella della grande finanza speculativa globalizzata, che sta devastando l’economia reale, e che è interessata ad avere un gregge di persone omologate all’insegna del meticciato antropologico e culturale. E qui ci rifacciamo al pensiero del conte Coudenhove-Kalergi (1925): nel suo libro “Idealismo pratico” scrisse che le future popolazioni degli Stati Uniti d’Europa non saranno quelle autoctone ma sarà una razza mista, da lui definita ‘euro-asiatica-negroide’».
Il pericolo di un possibile cambiamento di regime, secondo Allam, potrebbe anche provenire grazie ad una vulnerabilità della struttura democratica, e ricorda, a tale proposito, un episodio del 2005, quando l’allora ministro della giustizia olandese disse che se i musulmani un giorno dovessero avere la maggioranza in parlamento, avrebbero il diritto di proclamare una repubblica islamica. «Io la considero una follia, in quando la democrazia dovrebbe avere degli anticorpi che garantiscano che chi accede al potere non imponga una dittatura, quale lo è l’Islam». Il riferimento all’intenzione di abolire il Senato in Italia non è casuale. I cittadini italiani più avveduti evidentemente non credono completamente alla tesi del Governo di voler snellire la burocrazia, cosa che non farebbe male all’Italia, ma di interessi di maggiore accentramento del potere. La storia più recente, come fa notare Allam, vede azioni politiche che indeboliscono la democrazia: «Quando nel 2011 Mario Monti, che era nel gruppo dirigente della più grande banca d’affari privata al mondo, presidente europeo della Commissione Trilaterale, oltre a far parte del gruppo Bilderberg, prese il potere, attuò un ‘colpo di stato finanziario’ obbligando Silvio Berlusconi, che io non ho mai votato, a rinunciare al mandato senza un voto di sfiducia del Parlamento. Lo spread passò da -200 punti a oltre 600 punti nel novembre del 2011, quando tutti i dati macroeconomici erano nettamente migliori di quelli attuali. Quindi c’è stata una manipolazione da parte della finanza globalizzata per imporre una dittatura finanziaria di cui oggi continuiamo a subirne le conseguenze. Abbiamo già perso al 100% la sovranità monetaria, all’80% la sovranità legislativa e non avremo più sovranità nazionale». Tutto questo indebolimento gioca sicuramente a favore di chi avesse a che fare con un soggetto fragile, sia a livello finanziario che di identità culturale, in quanto l’ascesa al potere risulterebbe facilitata.

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