Dal 27 agosto nelle sale italiane esce “Partisan”, il nuovo filmdi Ariel Kleiman, che vede protagonista Vincent Cassel. E una storia drammatica incentrata, in forma metaforica, sulla tragedia dei bambini soldato.
Gregori è il leader carismatico di un gruppo di donne e bambini maltrattati, il loro protettore e il loro mentore. Tra le attività ordinarie e quotidiane che insegna ai bambini, c’è anche l’omicidio. I problemi sorgono quando Alexander, figlio adottivo prediletto di Gregori, mette in discussione la sua autorità. Il piccolo Alexander è come ogni altro bambino: ingenuo, curioso, sveglio. Ma è anche un assassino perfettamente addestrato. Con ritmo incalzante, “Partisan” cattura lo spettatore dentro un mondo claustrofobico, governato da un codice morale deformato, dove lo sguardo si apre su visuali sconcertanti e il respiro viene a mancare.
«L’ispirazione è venuta da un articolo che io e Sarah, la mia co-sceneggiatrice», dichiara il regista al suo primo lungometraggio. «Abbiamo letto sul New York Times riguardo un giovane assassino colombiano – un quattordicenne che faceva parte dei “sicarios” in Colombia – e l’articolo era un ritratto molto intimo di questo ragazzo e del suo lavoro ed era molto onesto e diretto, e c’era qualcosa in quell’articolo che ci ha colpiti profondamente. Si trattava soprattutto del modo in cui questo ragazzino parlava di quel che faceva e il totale distacco che aveva con ciò che quegli uomini lo stavano convincendo a fare, vale a dire uccidere persone per denaro».
La sceneggiatura del film, co-scritta con la collaboratrice e ragazza Sarah Cyngler, è stata premiata dal Sundance Institute nel 2012 con il Mahindra Global Filmmaking Award, un riconoscimento assegnato in tutto il mondo a quattro filmmaker indipendenti emergenti. Kleiman è anche stato invitato a presentare il progetto al prestigioso Sundance Director’s and Screenwriters Lab.