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Non è bastato lo scandalo di Mafia Capitale per certificare, alla luce del giorno, l’assurda ipocrisia del peggior buonismo di una certa classe politica.
Da tempo si parla del noto centro accoglienza di Mineo, nella provincia di Catania, il più grande d’Europa. Ed è proprio in queste terre, in cui prevalgono distese di aranceti, che si sta affermando sempre più un fenomeno di vero e proprio schiavismo, che vede protagonisti centinaia di immigrati reclutati per lavorare in nero nei campi, a 10 euro al giorno! Ma la politica, la stessa che inneggia fanaticamente un esasperato incitamento all’accoglienza, se così possiamo chiamala, arricchendo così le casse delle famigerate cooperative e dei corrotti protettori, sembra non accorgersene. Anzi, se qualcuno insiste a far luce su questo scandalo umanitario viene immediatamente attaccato con l’arma più patetica e propagandistica del cosiddetto “razzismo”.
Questi sono i risultati più concreti della discussa operazione “Mare Nostrum”, che ancora continua con nomi differenti, e con modalità meno incisive. Tuttavia il business sull’immigrazione continua. Ma dove starebbe l’accoglienza, nel vero significato del termine? Gran parte di questi richiedenti asilo, si sono trasformato in mano d’opera a bassissimo prezzo: braccianti disperati arruolati per la raccolta di arance, carciofi, olive nelle campagne dei paesi nei dintorni del C.a.r.a. sono ormai piene di disperati, disposti a ogni fatica in cambio di qualche euro. I caporali prelevano i migranti proprio davanti al centro di accoglienza, nonostante la discutibile sorveglianza militare.
Questa vergognosa tratta degli schiavi prosegue quotidianamente, sotto gli occhi degli omertosi politici e “professionisti” dell’accoglienza.