Nata a Firenze per poi stabilirsi a Roma, nel cinema è stata diretta da vari registi, tra cui Gabriele Salvatores (Quo vadis, baby?), Sergio Rubini (L’amore ritorna) e Marco Bellocchio (Il regista di matrimoni). Da oggi per Claudia Zanella è iniziata anche l’avventura nel campo narrativo, attraverso il suo romanzo “Tu e nessun’altra”, edito da Rizzoli.
La storia tratta il tema dell’adozione, ma un’adozione non scelta, infatti la protagonista perde improvvisamente la cugina (Viola) che ha una bimba di 3 anni e le lascia scritto che vuole che l’adotti lei, dato che non sa chi sia il padre. Seguono varie vicende intrecciate e colpi di scena.
Secondo l’autrice non si è mai davvero pronti a essere genitori e «soltanto la maternità può farci esplodere la vita all’improvviso».
Viola è una donna molto stressata e depressa, che vive una crisi da post-partum, insieme a una crisi di non lavoro. La storia è in parte autobiografica perché si racconta il mondo del teatro e del cinema in cui io vivo da 12 anni.
Mia cugina, che è cresciuta insieme a me e la considero anche la mia migliore amica, quanto una sorella, un giorno mi ha chiesto se nell’eventualità dovesse succederle qualcosa io potessi prendermi cura di sua figlia. Questa richiesta mi ha fatto molto riflettere perché ovviamente è spontaneo rispondere sì a una persona cara che adori, ma poi riflettendoci veramente, cosa accadrebbe se arrivasse veramente un’adozione senza averla richiesta? Questo è un pensiero che ho anch’io. Se un giorno diventerò madre, scriverei un foglio indicando chi si occuperà di mio figlio, nel caso io non dovessi più esserci.
Cosa ne pensi delle adozioni concesse alle coppie gay?
Nel libro si parla anche di una coppia di gay, amici di casa di Viola, che stanno andando a Londra per sposarsi e per adottare un bambino. Quello che io dico è che l’adozione per me non è un diritto dell’adulto, eterosessuale o omosessuale che sia, ma del minore.
Tra le tante cose, sei anche vegana e stai studiando per diventare nutrizionista e naturopata…
Questa mia scelta è nata 10 anni fa, dopo essere stata in un ristorante macrobiotico di Roma. Da quel momento iniziai ad interessarmi su come un certo tipo di alimentazione potesse preservare la nostra salute e allo stesso tempo rispettare gli animali, che io adoro. Il tutto però senza essere estremisti: ad esempio potrei mangiare anche derivati animali nei casi in cui vi fosse un tipo di allevamento naturale e non coercitivo e crudele per gli animali stessi, come spesso accade.
Se l’industria farmaceutica ostacola, in qualche maniera, una prevenzione della salute che includa anche i principi della naturopatia, come possiamo porre rimedio alla nostra consapevolezza sulla salute?
E’ una questione di mentalità. I rimedi naturali in molti casi possono sostituire le medicine tradizionali, senza intossicare l’organismo con i noti effetti collaterali. Ad esempio un ottimo rimedio contro l’influenza può essere quello costituito da aglio e limone. Ovviamente senza abbandonare del tutto i farmaci tradizionali, a volte indispensabili nei casi più gravi o urgenti.
Cosa ti aspetti dal cinema italiano e che tipo di immagine vorresti veicolare di te al pubblico?
Alla lunga crisi del cinema italiano i nostri produttori potrebbero rispondere attraverso dei contenuti meno ripetitivi, o troppo omologati, con altri più efficaci, magari cercando storie inedite.
Per quanto mi riguarda, personalmente io vorrei che il pubblico avesse di me l’immagine di un’attrice green, propensa nel fare del bene agli umani, agli animali e all’ambiente.
Esiste un regista con cui, più di tutti gli altri, vorresti assolutamente lavorare?
Un regista con cui non ho ancora avuto modo di lavorare e che io adoro è Emanuele Crialese.