4 milioni di euro: questo sarebbe l’ammontare del compenso percepito da Roberto Benigni, indiscusso talento comico, ora anche in veste di teologo, che ha procurato, solo per la prima puntata de “I dieci comandamenti”, ben 9 milioni di telespettatori, per oltre il 33% di share.
A molti però sfugge un dettaglio: la RAI è un’azienda pubblica che impone un canone a tutti i cittadini italiani (poveri compresi) possessori di un comune televisore, e molto probabilmente, tra breve, anche chi avrà solamente un semplice dispositivo collegato alla rete. La polemica sorta in questi giorni fa leva sullo sdegno di molti utenti per via dell’enorme cachet percepito dall’artista toscano, da molti considerato anche come una sorta di portavoce politico capace di condizionare l’opinione pubblica. Ma a parte la questione politica, anch’essa discutibile, è proprio indispensabile sperperare tutti questi soldi pubblici per un professionista che fa il suo lavoro?
Anche Michelangelo Buonarroti era un’artista degno del massimo rispetto, così come Leonardo da Vinci era un genio, ma nemmeno all’epoca, in proporzione, personaggi di tale spessore venivano valutati così tanto dallo Stato.