Qualsiasi paese civile ha il dovere morale di cercare di aiutare chi soffre. Tuttavia, in alcune situazioni complesse e allo stesso tempo paradossali, non è facile cercare di rimanere in pace con la propria coscienza, se tormentati da dubbi insidiosi su come stiano veramente i fatti, soprattutto quando emergono indizi discordanti rispetto a quanto divulgato dalla cosiddetta “stampa di regime”.
In Italia, merito al delicato e ricorrente tema dell’immigrazione, si riscontrano due forme di propaganda opposte: le correnti di estrema destra dipingono tale fenomeno come una sorta di “invasione”, mentre il versante “buonista”, legato essenzialmente a una tradizione di sinistra, oltre che cattolica, tende far apparire l’accoglienza come un atto puramente umanitario, dettato da istinti morali.
A quanto pare l’attuale governo italiano (da alcuni definito “con il cuore a sinistra e il portafoglio a destra”), giudicando almeno dai modi in cui tenta di risolvere il problema delle crisi economica, di umanitario non sta mostrando granché: basti pensare, ad esempio, ai sussidi non concessi a favore di quei tanti cittadini che improvvisamente hanno perso sia il lavoro che un tetto; oppure agli alluvionati costretti a pagare le tasse sulla casa distrutta; così come alle famigerate politiche sul lavoro che di sinistra e umanitario non hanno proprio nulla. Ma l’azione più scandalosa forse è stata quella di illudere gli italiani, almeno quella fetta buonista e inconsapevolmente ipocrita, di fare della sana beneficenza, riducendo dei fondi inalienabili tradizionalmente riservati ai disabili e gli anziani, per poi concentrarsi totalmente, anche grazie al sostegno dell’Europa, a favore di questo immenso ed incontrollato flusso migratorio. Senza ombra di dubbio un tipo di immigrazione controllata, così come avviene per alcuni paesi europei civilmente avanzati, può rappresenta una risorsa, un valore aggiunto alla nazione ospitante; ma trattandosi di un’operazione incontrollata e senza nessun futuro per i diretti interessati, ne risulterà solamente una causa di destabilizazione sociale e di razzismo.
La controversa operazione Mare Nostrum ci ha lasciato alle spalle giudizi discordanti, se riferiti ai risultati effettivamente conseguiti: più di 3000 morti (esclusi i dispersi), 150.000 sbarchi sulle coste italiane e circa 400 scafisti arrestati (tenendo presente che il numero degli arrestati tiene conto anche della somma degli stessi scafisti, recidivi, in quanto arrestati e rilasciati poco dopo, per poi essere arrestati nuovamente).
I dubbi in merito preoccupano quando ci accorgiamo che nessun predicatore del bene riesce a fornire risposte esaurienti sui seguenti quesiti: quanto ci sarebbe di vero riguardo la presunta tesi che un così sproporzionato flusso migratorio non sia solo frutto delle guerre in alcuni paesi mediorientali e dell’Africa, ma anche, come evidenziato dal giornalista e scrittore egiziano Magdi Cristiano Allam nella sua pagina Facebook, di un «piano di invasione islamica che si attua con la complicità della mafia e la connivenza delle Onlus catto-comuniste dediti a un giro d’affari miliardario?». Dalle recenti indagini della Procura di Roma e dei carabinieri del ROS, questa inquietante ipotesi sembra emergere come una concreta realtà.
L’altra incongruenza risiede nel fatto che una vera e limpida operazione umanitaria non dovrebbe comprendere un business così vergognoso ai danni di immigrati disperati, rinchiusi un una sorta di lager per mesi e mesi, sapendo che una volta dirottati nel nord Europa molti di questi verranno rispediti al mittente.
E ancora, l’ennesima domanda inquietante che non trova risposta è la seguente: come è ben noto, tutti i migranti dichiarano di essere rifugiati di guerra, piangono e raccontano di torture, ma solamente una modesta percentuale di loro ottiene lo status di rifugiato politico? E tutti gli altri che fine faranno, considerando che neanche chi non ottiene quell’ambito status non potrà essere espulso?
E infine: quanto potrà durare questa sorta di assistenza miliardaria?
Sempre come riportato nella pagina Facebook di Magdi Cristiano Allam, anche se tutti ne siamo consapevoli, «in Italia lavoro non ce n’è. I camerieri, le badanti, i muratori, specialmente al sud, sono ormai italiani. Quale futuro spetta agli immigrati in un paese in recessione in cui le aziende chiudono? Un lavoro in nero? Oppure un posto come prostituta o spacciatore?».