Con una commedia veramente divertente, l’attore italiano più richiesto del momento vestirà, a partire dal 20 novembre, i panni di un gay non dichiarato… Stiamo Parlando di Raoul Bova, protagonista, insieme a Paola Cortellesi, di “Scusate se esisto!”, la nuova pellicola diretta da Riccardo Milani. «L’apparenza è diventata fondamentale nella società di oggi», commenta l’attore romano. «Il mio è un ruolo che rischia di essere stereotipato, ma qui non è successo perché trattato con estrema sensibilità. Sono ancora tante le situazioni in cui gli omosessuali vengono discriminati. Se ne continua a parlare, ma l’integrazione non c’è, mentre l’insulto è troppo frequente».
Come hai affrontato questo film?
Quando me lo hanno proposto ho capito subito che avrebbe rappresentato per me qualcosa di insolito e stimolante. Il copione era scritto molto bene; le vicende di Serena (Paola Cortellesi, ndr) una donna capace che non riesce a trovare lavoro perché è vittima di preconcetti, mettevano in rilievo diverse questioni importanti della nostra vita quotidiana e sociale ed erano raccontate con grande eleganza e delicatezza.
Il mio personaggio era trattato con grande sottigliezza e intelligenza; anche lui è vittima per motivi diversi di altri pregiudizi così come lo è Serena. Francesco è omosessuale e nonostante le recenti aperture in materia si trova spesso a dover nascondere la sua condizione e a subire chiusure e ostilità assurde. Lui e Serena vivono, con le dovute differenze, analoghi problemi di isolamento ma presto nasce tra loro un rapporto romantico e bellissimo, ricco di affinità, sfumature e intese profonde, una vera e propria storia d’amore allo stato più elevato che mi ha molto colpito.
In questo film ti sei trovato nuovamente a lavorare con Paola Cortellesi, dopo il successo di “Nessuno mi può giudicare”, di Massimiliano Bruno. Come è andata?
È stato un piacere recitare ancora una volta con una persona estremamente sensibile, un’artista incredibile e con una grande capacità di mettere i suoi colleghi a loro agio. Come era già accaduto la prima volta, abbiamo condiviso il desiderio di dare il massimo lavorando uniti allo stesso progetto con lucidità, passione e generosità facendo sempre grande attenzione al rispetto delle indicazioni del copione. Una novità invece è stata la possibilità di vedere finalmente messe su carta le enormi capacità di scrittura su cui Paola ha sempre potuto contare, essendo da tempo l’autrice dei suoi testi in teatro e in tv, sia pure con il supporto di validissimi collaboratori: ha tirato fuori una vena di sceneggiatrice che ha aggiunto ulteriore sostanza al suo incredibile talento.
E invece con Riccardo Milani?
Riccardo è un lavoratore instancabile, incredibilmente concreto, attento e preciso e dotato di un forte senso dell’umorismo. A prima vista potrebbe apparire come una persona timida, sommessa, ma poi scopri che in effetti è in grado di rivelare una personalità pazzesca, è una bomba di vitalità e di idee, non gli sfugge mai niente. È stato molto bello per me sentirmi diretto da un regista preparato e competente che mi offriva continuamente nuovi stimoli e mi permetteva di crescere ulteriormente come attore.
Lo stesso MIlani ha parlato del vostro film anche in termini di commedia civile. Qual è il tuo parere?
Sono numerosi gli spunti di riflessione: la condizione femminile sui luoghi di lavoro, i rapporti d’amore atipici, il bisogno di fingersi qualcun altro per poter affermare se stessi, l’architettura come strumento per la riqualificazione dei quartieri, e quindi della vita stessa dei cittadini.
Ci sono dei momenti di grandissima verità dove si parla di temi importanti e si tocca il cuore della gente, e questi momenti sono in qualche modo amplificati dalla scelta registica di utilizzare, laddove possibile, interpreti presi dalla vita reale o alla loro prima esperienza, portatori di una forte autenticità anche nei piccoli ruoli. Ma più che commedia civile o sociale, io parlerei più in generale di commedia italiana nel senso più nobile del termine, che ha l’ambizione di muoversi nella tradizione di quella degli scorsi decenni capace di approfondire un argomento sociale contemporaneo e di descrivere una realtà anche quando non è piacevole. La sua forza risiede nell’umorismo: veicola temi seri, ma con un sorriso.