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Il fascino peccaminoso dei paradisi fiscali

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Come si sa l’Italia è uno dei paesi al mondo caratterizzati da elevatissime imposizioni fiscali. Non è un caso che il 50% delle società italiane quotate in borsa ed il 25% dei gruppi bancari adottano l’escamotage dei cosiddetti “paradisi fiscali”, al fine di pagare meno tasse.
Questi meccanismi di difesa fiscale sono supportati da società e banche offshore. Le prime offrono l´anonimato dei soci ed hanno in genere un costo ridotto rispetto alle società di molti paesi industrializzati. Inoltre operando da un territorio offshore è possibile ridurre notevolmente il carico fiscale. Per quel che riguarda le banche offshore, ossia gli istituti di credito con sede in paesi o territori che applicano poche o zero tasse, sia alle persone fisiche che alle imprese, vige un totale rispetto per il segreto bancario, offrendo il beneficio di interessi annuali molto superiori di quelli abitualmente maturati dai contri tradizionali.

Stati Uniti, Bermuda, Olanda, Panama, Isole Cayman, le Antille Olandesi, ecc., rappresentano i paradisi fiscali più gettonati, concedendo privilegi sia per le società che necessitano un ammortizzamento sulle tasse in maniera legale, ma anche per altre attività poco lecite se non addirittura criminose in cui il riciclaggio di denaro diviene la prima esigenza.

Per quanto riguarda le società italiane, si è stimato che l’ammontare di denaro evaso nell’ultimo anno è di 3 miliardi e 800 milioni di euro. In questo caso non stiamo parlando solo di grandi società quotate in borsa, ma anche di piccoli imprenditori, anch’essi sedotti da questa tendenza di raggiro, artefici di aver contribuito notevolmente a fare in modo che al fisco italiano risultino addirittura sconosciute molte realtà economiche operanti nel nostro paese.

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