Recenti ricerche scientifiche denotano che ricordare il primo amore, così come un ex a cui si era legati particolarmente, attiverebbe i centri cerebrali del piacere, aiutando inoltre l’autostima. Ben vengano allora i ricordi dei più bei momenti trascorsi insieme a lui/lei o dei luoghi visitati in sua compagnia. Si tratterebbe forse di un nuovo atteggiamento per sfatare un punto di vista errato legato alla nostalgia?
Un team di psicologi dell’Università di Southampton (Regno Unito), mediante l’utilizzo della risonanza magnetica funzionale, ha esaminato il cervello di alcuni volontari nel momento in cui erano spinti a rivivere i momenti salienti di una loro esperienza sentimentale passata. E’ stato così costatato che nella quasi totalità delle persone si attivavano alcune zone del cervello, in particolare la corteccia prefrontale, l’amigdala, il talamo e l’ipotalamo. In particolare si evidenzia che proprio nell’ipotalamo si attivavano i circuiti del piacere, gli stessi che intervengono quando si mangia un dolce prelibato oppure quando si fa sesso.
E’ stato così ribadito che la cosiddetta nostalgia sentimentale, a dispetto di quanto comunemente si possa pensare, in realtà fornisce all’individuo un senso di benessere. In conclusione possiamo tranquillamente affermare che persino quando ripensiamo ad alcuni momenti piacevoli relativi ad una storia d’amore finita malamente, non dovremmo sentirci in colpa o infastiditi: fa invece parte di un processo neurologico che ci permette di stare meglio. Si tratta di una sorta di terapia naturale tendenzialmente autoindotta dal nostro organismo per far stare meglio la nostra psiche, e quindi noi stessi.
Attenzione però: nei casi in cui il rimpianto di un ex diventa una vera e propria ossessione, allora questo processo mentale diviene nocivo per il cuore e la nostalgia anziché procurare benessere può consumarci a livello psicologico e di conseguenza anche fisico.